BOLZANO

Metro, tagli in vista anche a Bolzano

Annunciati 100 esuberi a livello nazionale, oltre ai 70 per 3 sedi in crisi. Offerti 50 mila euro agli “over 50” che si licenziano


di Massiniliano Bona


BOLZANO. La crisi che ha colpito tre punti vendita (Verona, Bari e Catania) ha indotto il gruppo tedesco Metro - che di recente ha chiuso la sede di Pordenone e ristrutturato quella di Mestre con la perdita di decine di posti di lavoro - a convocare i sindacati per cercare un’intesa su ulteriori 100 esuberi, che toccheranno (in parte) anche la sede di Bolzano, dove il personale è sceso dalle 150-160 persone dei tempi d’oro agli attuali 73 dipendenti.

L’ultima procedura di mobilità risale al 2014, ma in precedenza ce ne erano state altre due, oltre ad una cassa integrazione. «Non possiamo restare tranquilli», ammettono i lavoratori «anche perché i casi di Verona, Pordenone e Mestre insegnano che anche nel Nord-Est i segnali sono preoccupanti».

 

Nell’incontro di mercoledì e giovedì con i sindacati si è parlato di ricambio generazionale, per il quale l’azienda ha messo sul piatto 5 milioni di euro. «Ogni dipendente over 50 che decide di andare via otterrà 50 mila euro lordi di buonuscita. Ad accettare, per ora, sono stati in pochi, anche perché a quell’età il ricollocamento non è facile e la pensione ancora molto lontana». Un’operazione analoga (a prescindere dall’età) è stata fatta a Bolzano proprio lo scorso anno dallo stesso gruppo con Mediaworld, dove sette dipendenti si sono licenziati dopo aver incassato la buonuscita.

«Il gruppo si sta trasformando e riposizionando rapidamente e sta puntando con sempre maggiore decisione sul settore food (ristorazione, hotel e catering). Il «non food» è destinato, in prospettiva, ad avere un ruolo marginale. Attualmente i magazzini Metro sono di tre tipi (classico, junior ed eco), a cui si è aggiunta la casa dell’Horeca, che non sembra aver avuto particolare successo. Seguiamo queste trasformazioni con preoccupazione, perché ci sembra manchi un piano strategico».

La due giorni di trattative sarebbe dovuta servire all’azienda ad incassare il via libera dei sindacati, che in realtà hanno manifestato parecchi dubbi sull’entità delle «buonuscite» e sulla cifra fissa da riconoscere a tutti, senza tenere conto dei contributi e degli anni che mancano alla pensione. C’è poi il timore che realtà sane, come quella di Bolzano, possano pagare dazio per ciò che non funziona altrove. Per quanto riguarda il magazzino di via Volta c’è poi un ulteriore aspetto (slegato dai tagli) che non sembra ancora essere stato chiarito. L’affitto trentennale dell’immobile è ormai prossimo alla scadenza.

 













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