BOLZANO

Migranti fermati sull’asse del Brennero, rischi nelle stazioni

I controlli potrebbero avere un effetto domino su tutte le città dell’asse ferroviario, Bolzano compresa


di Alan Conti


BOLZANO. La chiusura del Brennero potrebbe causare un effetto a catena su tutte le città toccate dalla tratta ferroviaria Verona-Brennero. Bolzano compresa. Claudio Degasperi della Lista Civica Artioli ha lanciato l’allarme sull'imbuto che i controlli potrebbero determinare. «La polizia italiana l'altro giorno ha passato al setaccio tutti i treni diretti verso nord facendo scendere i migranti in stazione. Fino ad ora queste persone cercavano di risalire sul primo convoglio diretto al Brennero. Oggi non possono nemmeno rientrare in stazione. Con una situazione simile la città dovrà trovare un posto dove accoglierli, ma non sarà semplice gestire un fenomeno del genere. Sono numeri che si molitplicano di giorno in giorno. Per questo abbiamo chiesto l'intervento del Ministro dell'Interno Angelino Alfano». Il meccanismo, però, sarebbe quello in vigore da tempo legato alle scorte trilaterali da parte della polizia italiana, tedesca e austriaca. «Sì, non c'è nulla di nuovo rispetto a un anno e mezzo fa - conferma Mario Deriu del sindacato di polizia Siulp - con gli agenti che fanno scendere tutti coloro che, in qualche modo, non sono identificabili. Certo è che, a lungo andare, potrebbe effettivamente crearsi un effetto domino. Un fenomeno, comunque, che interessa tutto l'asse da Verona al Brennero». Non trova riscontri, invece, il divieto di tornare in stazione per i profughi. «Non esiste alcun impedimento alla loro libera circolazione - conclude Deriu - ma ci sono delle procedure legate alla sicurezza del traffico dei treni che vanno garantite. Un cospicuo ammassamento di persone comporta dei rischi».

I MIGRANTI “SOSPESI”. Sono i 140 profughi, in larga parte afgani, ospitati oggi all'ex sede Lemayr di via Avogadro, ma senza alcuna protezione. «Sono migranti che hanno fatto richiesta di protezione, ma per motivi burocratici non ricevono alcuna risposta da mesi - spiega il referente di Volontarius Roberto Defant - ma di fatto non possono nè provare a lavorare nè ottenere un'accoglienza che sia come quella dei profughi inseriti nei programmi ministeriali». Sono gli stranieri che mesi fa rimasero fuori dall’Emergenza Freddo di via Macello. «Proprio in seguito a quell'episodio si decise di ampliare la campienza del servizio da 60 a 200 persone. Simo riusciti così a garantire loro un tetto. Fino a qualche settimana fa dovevano lasciare la struttura alle 8.30, ora possiamo dare loro assistenza anche al mattino. Resta, però, che non hanno diritto a un programma come quello per gli altri richiedenti asilo». Perchè, però, non viene rilasciata loro la protezione? «E' una questione di tempi burocratici per le pratiche. Evidentemente ci sono molte altre domande prima di loro. Noi rimaniamo in attesa che in Provincia si liberino dei posti nelle strutture individuate per spostarli». Una strada non facile da praticare, a maggior ragione dopo che il presidente della Provincia Arno Kompatscher ha dichiarato di volerli distribuire su tutto il territorio nazionale. «Sarebbe una soluzione percorribile se riuscissero ad ottenere la protezione, ma finchè rimangono in attesa non possiamo che ragionare su scala provinciale». L'ex Lemayr, però, ha una scadenza? «Al momento, per fortuna, non abbiamo una dead line, ma chiaramente questa situazione bisogna risolverla» conclude Defant. «Non parlerei di emergenza, ma di un nuovo mondo cui tutti dobbiamo fare fronte e guardare con occhi diversi. Tutto quello che facciamo o non facciamo deve essere all'insegna del rispetto delle persone e della loro dignità».













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