Montanini, «il diario che fa rivivere papà»

È datato 1955. Racconta due anni di naia da alpino nella Brigata Orobica, fatta tutta in Alto Adige



BOLZANO. La copertina in cuoio verde ormai è lisa dagli anni. Un angolo è stato mangiato da uno scoiattolo. Ma dentro - il diario - è ancora integro. Le foto in bianco e nero ancora nitide, i colori dei disegni ancora vivi. Paola Montanini accarezza il cuoio. Apre delicatamente, sfoglia le pagine con dedizione.

E' il diario di suo padre Ugo. È datato 1955. Racconta due anni di naia da alpino nella Brigata Orobica, fatta tutta in Alto Adige. Un documento incredibile: foto di cime, di marce estenuanti, di strade che oggi conosciamo larghe e asfaltate, ma che all'epoca erano sterrate e strette. Foto di nevicate memorabili, di cameratismo alpino, e di valli e paesi ancora deserti.

L'Alto Adige com'era negli anni Cinquanta. Prima del turismo di massa e della cementificazione. Ma, soprattutto, è un "luogo del cuore" per la famiglia Montanini. Ora che Ugo non c'è più (è morto a 69 anni nel 2003), il diario in pelle verde è una reliquia preziosa. E sotto Natale, se possibile, l'emozione di leggerlo è ancora più forte. Per Paola, la sorella Luisa e mamma Maria, il diario parla, come se Ugo fosse ancora qui con loro. Riempie il vuoto che ha lasciato. Sfogliarlo, diventa un omaggio ad un papà (e un marito) tanto amato e tanto rimpianto.

«Lui era alpino dentro - dice Paola con orgoglio -. Alpino nel cuore, nell'anima, nella vita. Quando apro il diario, lo sento vicino. Quelle pagine mi mettono in contatto con lui». Nel diario, note, pensieri e disegni (realizzati da un commilitone), accompagnano le foto che raccontano giorno dopo giorno tutta la leva: dal car a Montorio Veronese, al giuramento, fino al congedo. C'è il sorriso della corvè cucina. «Naftalina, ramazze e marmitta», scrive Ugo.

E l'emozione davanti alla maestosità della montagna durante una marcia ad alta quota: «Vedute stupende e vertigini tremende». Scorrendo le pagine, si vedono gli alpini impegnati in manovre ed esercitazioni sul Corno bianco, arrancare nel ghiaccio del Madriccio in val Venosta nel luglio del 1956, immersi nella neve nei boschi di Glorenza. E ancora: la Passiria, l'Alpe di Siusi, la caserma di Merano. Sul risvolto di copertina, a fianco di una stella alpina raccolta chissà dove, Ugo ha scritto: «Viva l'Ana».

«Sì, perché nostro padre non ha mai smesso di portare la penna nera. Si è iscritto all'Associazione nazionale alpini. Ha partecipato a molte adunate. E ha fatto parte del gruppo delle Acciaierie, dove lavorava. All'adunata di maggio ci saremo anche noi. Sfileremo per lui».

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