Morti sul lavoro, Alto Adige maglia nera

Per la frequenza (ore lavorate/infortuni) siamo secondi alle spalle dell’Umbria. Finora ci sono già stati nove decessi



BOLZANO. Dall’inizio dell’anno ad oggi, in base ai dati forniti ieri in occasione della Giornata per le vittime di incidenti sul lavoro e malattie professionali, in Italia ci sono stati 410.214 infortuni (-4,1% rispetto al 2014); 9.562 in Alto Adige (-5,7%) e 5.337 a Trentino (-10%); malattie professionali denunciate in Alto Adige 175 (-12%). Gli incidenti mortali sono stati finora 752 a livello nazionale che significa però 15,3% in più; in provincia di Bolzano 9 (soprattutto in agricoltura), contro le 15 vittime dei 12 mesi del 2014: sempre troppi. «Guardando dunque le cifre, per altro ancora parziali, si potrebbe essere moderatamente ottimisti - ha commentato Maurizio Buonerba, segretario della Cisl e presidente del Comitato Inail - ma non è così. Quello che più conta è il dato relativo alla frequenza degli incidenti, ovvero il rapporto tra il numero di ore lavorate e gli infortuni: l’Alto Adige detiene un triste record, visto che siamo secondi, dietro l’Umbria».

Anche per Maurizio D’Aurelio (Uil) la strada da fare per migliorare la sicurezza sul lavoro è ancora lunga visto che “siamo sesti in Italia per quanto riguarda l’incidenza di incidenti mortali”.

Da Antonio Bezzati, storico presidente dell’Anmil (associazione che raggruppa gli invalidi del lavoro), è venuto un appello a non fermarsi alle cifre: «Non possiamo accontentarci del leggero calo a cui abbiamo assistito in questi anni che, se da un lato può essere merito di una accresciuta attenzione alla sicurezza e alla prevenzione, dall’altro sconta gli effetti del forte calo occupazionale indotto dalla crisi, della diminuzione delle ore lavorate ed anche forse da una maggiore propensione ad evitare la denuncia di infortunio nei casi più lievi».

Dall’assessore Martha Stocker, dalla deputata Luisa Gnecchi come da Robert Pfeifer, direttore dell'Inail, presenti ieri al convegno, l’impegno e l’auspicio a migliorare la sicurezza dei luoghi di lavoro, sensibilizzando al riguardo imprenditori e lavoratori, perché - questo era il titolo della Giornata di ieri - “La fortuna non è un dispositivo di sicurezza”. Da Buonerba un duplice appello: al legislatore nazionale perché il caporalato torni ad essere classificato come reato; all’assessore provinciale Stocker affinché il disegno di legge attualmente allo studio non finisca per depotenziare le visite ispettive, annunciando l’arrivo dei controlli. «Le ispezioni - ha detto il sindacalista - se vogliono essere efficaci non devono essere “visite di cortesia”. Anche perché noi da questo punto di vista siamo già carenti: a Bolzano abbiamo 17 ispettori contro i 66 di Trento». Immediata la replica dell’assessore: «Non c’è nulla di deciso: la materia è complicata e va trattata con equilibrio». (a.m)













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