Muore a soli 19 anni in ospedale soffocato da una merendina 

Il dramma nel reparto psichiatrico. La Procura ha avviato accertamenti preliminari sulla base di un esposto depositato dalla famiglia Dovranno essere verificati soprattutto i tempi di soccorso. «La famiglia non accusa nessuno - dice l’avvocato - ma chiede sia fatta chiarezza»


Mario Bertoldi


Bolzano. Un ragazzo bolzanino di 19 anni è deceduto ieri mattina all’ospedale San Maurizio dopo essere rimasto vittima di un incidente durante un periodo di degenza nel reparto psichiatrico. Sulla disgrazia la Procura della Repubblica, con il sostituto Igor Secco, sta effettuando alcuni accertamenti preliminari per effetto di un esposto depositato ieri mattina dall’avvocato Antonio Arman, legale della famiglia della vittima.

Il giovane era stato ricoverato il 2 settembre scorso a seguito di manifestazioni di aggressività derivanti da un quadro clinico difficile a livello psichico per effetto di un ritardo cognitivo derivante da una meningite che lo aveva colpito ancora quando era bambino.

Il ricovero.

Per far fronte a problemi di gestione e di sicurezza del ragazzo, a fine agosto i medici ne avevano disposto il ricovero per un periodo determinato, confidando negli effetti almeno parziali di una cura specifica. L’ingresso in ospedale (primo piano stanza 1 del reparto di psichiatria) è avvenuto il 2 settembre.

Che il paziente fosse considerato problematico per la sua stessa sicurezza è dimostrato dal fatto che il ricovero venne disposto in una stanza singola dotata di video sorveglianza. Però non è bastato nonostante il ragazzo fosse costantemente assistito da personale specializzato e anche dalla mamma che tutti i giorni andava a fargli compagnia. Il dramma si è consumato verso le 17 di venerdì 6 settembre, appena quattro giorni dopo il ricovero.

E’ stato il personale ausiliario del reparto a rendersi conto che qualcosa di grave era avvenuto. Dai monitor di controllo, infatti, è stato notato il ragazzo a terra, apparentemente esanime. I soccorsi sono stati immediati. Il ragazzo era cianotico, per effetto di un soffocamento in atto provocato dall’ingerimento con eccessiva ingordigia (conseguenza della sua patologia) di una merendina confezionata che qualcuno in precedenza gli aveva fatto avere.

In altre parole il giovane stava soffocando. Il personale infermieristico del reparto avrebbe immediatamente richiesto l’intervento di una equipe del reparto di rianimazione. Il giovane aveva infatti estremo bisogno di ossigeno. In realtà l’attesa per un intervento efficace di soccorso sarebbe stata troppo lunga.

I ritardi.

Secondo quanto indicato dall’avvocato della famiglia, vi sarebbero state delle difficoltà a rintracciare la prima equipe medica di rianimazione chiamata ad intervenire. Dopo interminabili minuti di attesa sarebbe intervenuta una seconda equipe. A quel punto, però, il ragazzo sarebbe stato trasferito d’urgenza nel reparto di rianimazione già con danni gravi e irreversibili a livello cerebrale.

Il cervello del ragazzo sarebbe rimasto privo della necessaria ossigenazione per oltre dieci minuti. Troppi.

Il coma.

Il giovane paziente bolzanino è rimasto in coma per una settimana e ieri mattina c’è stato il decesso definitivo. Già da un paio di giorni i medici avevano avvisato la famiglia della situazione clinica ormai definitivamente compromessa e irreversibile. E’ così dapprima subentrata la morte cerebrale e poi il decesso definitivo.

Il 10 settembre il dramma era stato già segnalato alla Procura della Repubblica. La famiglia non avanza accuse particolari ma c’è il forte sospetto che qualcosa non abbia funzionato a dovere nella prima fase decisiva dei soccorsi.

Disperazione.

La mamma del ragazzo è comprensibilmente disperata e chiede un po’ di giustizia, rivendicando per lo meno il diritto di sapere cosa effettivamente sia avvenuto nei minuti decisivi che hanno portato alla tragedia. «Non è possibile morire a 19 anni in questa maniera dopo essere stato ricoverato in ospedale - ha puntualizzato ieri l’avvocato Antonio Arman - la famiglia comunque non accusa nessuno, però vuole chiarezza. Sarà a questo punto la Procura a dover verificare se sono ipotizzabili reati per responsabilità colpose da parte del personale medico e paramedico in servizio nei reparti coinvolti. Per il momento la Procura non ha ancora deciso se disporre o meno l’autopsia. Che il ragazzo sia morto per effetto di un’asfissia provocata dal cibo sembra un fatto assodato. Le valutazioni sulle possibili responsabilità colpose devono però fare riferimento ai tempi di soccorso fornendo una risposta su tutte e cioè se con maggiore tempestività di intervento il ragazzo avrebbe potuto essere salvato.













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