Negozi: luci spente a Bolzano contro il caro affitti

Protesta dell'Unione commercio: i proprietari calino i prezzi o chiudiamo


Valeria Frangipane


BOLZANO. Affitti alle stelle e più di 300 negozi chiusi in tutta la città, con un fortissimo turn over nelle gallerie (Europa, Sernesi, Stella, Vintola, Walther's mentre viaggia bene la Greif). L'Unione commercio chiede ai proprietari delle mura di abbassare i canoni ed annuncia per il 25 febbraio l'iniziativa "Luci spente": alle 19 insegne e vetrine oscurate per protesta. Peter Perez, responsabile di Bolzano città dell'Unione, è chiarissimo: «Certi canoni esagerati (dai 5.000 fino ai 10 mila euro per un locale del Centro di grandezza standard ndr) rischiano di mandare in tilt un settore già allo stremo che vede a tutt'oggi più di trecento esercizi chiusi, vuoti o sfitti (su un totale di 1.400). Invitiamo i proprietari ad una presa di coscienza, non è possibile che li tengano vuoti pur di non calare! Se così fosse almeno la metà potrebbe riaprire». Perez annuncia per il 25 febbraio un'iniziativa clamorosa: «Invitiamo tutti i commercianti dell'Alto Adige a spegnere le insegne e le luci delle vetrine alle 19 per vedere come potrebbero apparire le strade di molte delle nostre cittadine se i commercianti già in crisi non riuscissero a tirare avanti». Quindi una riflessione ulteriore. Perez annuncia che nel giro di pochi anni molti negozi storici di Bolzano chiuderanno anche perché non si prospetta il ricambio generazionale: «I figli capiscono che non è più tempo per portare avanti iniziative importanti e mollano. Tra poco avremo il centro in mano a poche catene, sempre le stesse ed ai cinesi. Vogliamo questo?». Il mercato immobiliare del settore è fermo al palo dal 2008, spiegano gli agenti immobiliari e questo perché la crisi economica ha colpito durissimo. Molti negozianti si sono visti costretti a chiudere e troppi proprietari di immobili commerciali, poco sensibili alla congiuntura economica, non hanno ancora capito che i "conduttori" non riescono a sostenere affitti pesanti visto che i fasti degli anni Ottanta e Novanta sono sepolti. Carlo Perseghin della giunta nazionale della Fiaip (Federazione italiana agenti immobiliari professionali) precisa che se un negozio resta chiuso è solo perché l'affitto è troppo alto: «Per rilanciare il settore e riaprire almeno parte degli esercizi chiusi basterebbe abbassare i canoni. Non servono tagli drammatici, sarebbe sufficiente diminuire gli affitti del dieci o quindici per cento ed il mercato riprenderebbe a correre». Perseghin ed i suoi colleghi hanno a che fare tutti i giorni con i proprietari ed una musica sempre uguale. «Vi faccio un esempio classico. Un negozio di media grandezza in centro storico resta vuoto e deve essere riaffittato. Il proprietario entra in agenzia e ci spiega che il vecchio affittuario pagava 5.000 euro al mese e che lui vuole gli stessi soldi ma se possibile anche di più. Noi gli spieghiamo che non è il momento, che sono finiti gli anni degli affari d'oro e che molti negozi faticano a tirare avanti... Lui però non vuol sentire parola e allora noi proponiamo agli interessati i 5.000 e più euro al mese e gli aspiranti clienti se ne vanno ridendo. Passano i mesi, il negozio resta vuoto, il locatario deve comunque fronteggiare un'imposizione fiscale al 47% ci ripensa, torna da noi e chiede consiglio. A quel punto gli spieghiamo che deve calare fino a 1.000 euro. Se accetta si aprono nuovi orizzonti, se non accetta il negozio resterà vuoto nel 99% dei casi». La crisi del settore intanto non molla. L'ultimo sondaggio di Confesercenti spiega che solo per il 23% dei negozianti i saldi sono andati meglio del 2010. Per gli altri il piatto piange. Così gli interessati: «I più fortunati sono andati in pari mentre il 28% ha visto diminuire i ricavi». Ancora: la periferia va meglio del centro dove i russi continuano a salvare i grandi marchi. E il 2011 - spiegano i diretti interessati - non offre segnali di ripresa. Ma perché siamo arrivati a questo punto? Perez spiega che la liberalizzazione delle licenze che ha messo dietro la cassa titolari poco preparati ha contribuito al disastro innescato dalla crisi. Per Perseghin è cambiato il mondo: «Una volta, anni Ottanta e Novanta, si andava sempre negli stessi negozi. Oggi giriamo di più, ci fermiamo in altre città, compriamo negli outlet, nei centri commerciali e su Internet a prezzi migliori e con maggior possibilità di scelta. Tutt'un'altra storia che ci ha trovato impreparati».

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