Non sa di avere ucciso la moglie 

Ieri davanti al giudice Andrea Pappalardo l’uxoricida è apparso ancora provato e confuso. Ha parlato dei 64 anni trascorsi assieme alla donna della sua vita esprimendosi come se Silvana De Min fosse ancora in vita. In sei mesi Francesconi ha perso 26 chili per la depressione



Bolzano. Ha perso oltre 26 chili negli ultimi sei mesi. Sergio Francesconi, l’anziano bolzanino che ha accoltellato a morte la moglie ammalata e sofferente, dopo una vita trascorsa sempre assieme, è apparso molto provato ieri in occasione dell’udienza di convalida dell’arresto svoltasi direttamente in ospedale davanti al giudice Andrea Pappalardo. L’impressionante dimagrimento è legato alla depressione che lo ha rapito la primavera scorsa, in concomitanza con la prima emergenza sanitaria provocata dalla diffusione del Covid. Da tempo l’uomo era scoraggiato, segnato più che mai dalle condizioni fisiche e cliniche della moglie Silvana che dopo essere stata devastata da un ictus non era più autosufficiente ed aveva inevitabilmente sempre bisogno di assistenza.

Sergio Francesconi l’amava. Non si è mai tirato indietro nel cercare di sopperire ad ogni necessità della consorte. Pensava di riuscire sempre e comunque ad esserci. Ma Silvana De Min non aveva solo bisogno di assistenza. La donna soffriva fisicamente, al punto che a volte urlava in cerca di aiuto perchè aveva male. E Sergio Francesconi aveva pian piano maturato l’idea di essere impotente di fronte alla sofferenza della moglie, di non poter concretamente fare nulla sino a convincersi che la situazione era tra il resto destinata a diventare sempre più critica senza alcuna via d’uscita.

E’ probabile che le ulteriori difficoltà imposte dall’emergenza Covid nella primavera scorsa abbiano fatto il resto facendo cadere l’anziano nel baratro della depressione che dopo alcuni mesi è sfociata nel progetto di omicidio - suicidio come momento di liberazione da una situazione senza ritorno.

Quando Sergio Francesconi venne salvato da un equipaggio del 118 chiamato con urgenza dalla badante, le condizioni dell’anziano erano realmente critiche. Il tentativo di suicidio messo in atto è stato reale. L’uomo è arrivato in ospedale dopo aver perso molto sangue a seguito del taglio delle vene dei polsi ed è stato salvato solo grazie ad una serie di trasfusioni.

Ieri mattina l’uxoricida, che per il momento è sempre ricoverato nel reparto psichiatrico dell’ospedale San Maurizio, è apparso ancora molto provato sotto il profilo fisico e psichico. Anzi, in certi momento è apparso chiaro che l’uomo non abbia ancora un rapporto corretto con la realtà. Per come si è rivolto al proprio legale, l’avvocato Nicola Nettis, Sergio Francesconi è sembrato non avere ancora una corretta cognizione di quanto accaduto. Al legale ha ricordato i 64 anni felici trascorsi con la signora Silvana ma lo ha fatto usando termini e tempi non compatibili con il dramma, cioè non prendendo atto che la moglie non c’è più.

Per il momento Sergio Francesconi sembra aver rimosso quanto avvenuto nell’appartamento di via Resia 172. E’ evidente che l’uomo ha necessità di essere assistito e curato. Gli stessi responsabili sanitari del reparto di psichiatria hanno fatto presente questa situazione dando disponibilità ad assistere l’uxoricida ancora per un certo periodo. L’ospedale, però, non è una struttura attrezzata per ospitare per tempi lunghi persone sottoposte anche a provvedimenti giudiziari di natura cautelare. Per il momento, comunque, l’uomo continua ad essere piantonato.

Sotto il profilo tecnico processuale la convalida dell’arresto appare scontata anche se il giudice non ha ancora ufficializzato la sua decisione in quanto c’è necessità di trovare la disponibilità di una struttura in grado di accoglierlo (curandolo e monitorandolo) anche dopo il periodo ospedaliero che prima o poi dovrà terminare. Il pericolo concreto è che Francesconi, una volta che avrà realizzato quanto avvenuto, tenti nuovamente di togliersi la vita, colto dalla disperazione. Un pericolo reale che tutti intendono evitare.

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