Nudi per protesta «Basta shopping, il pianeta muore»
Il flashmob. Extinction Rebellion e Regala Zukunft in piazza Vittoria contro il consumismo natalizio: «L’amore può fare a meno del superfluo»
Bolzano. Dieci minuti a sei gradi, nudi, sotto gli sguardi dei passanti diretti da piazza Vittoria al centro storico. Quattordici attivisti del gruppo d’azione Regala Zukunft e di Extinction Rebellion South Tyrol ieri si sono spogliati dei loro indumenti per invitare a una riflessione sulla frenesia delle compere natalizie. Su un cartello, la frase «Is your Christmas Gift für die Erde?» gioca sul significato dell’inglese gift e del tedesco Gift: «Il tuo regalo di Natale è per la Terra?», ma pure «Il tuo Natale è veleno per la Terra?».
I due gruppi spiegano le ragioni del flashmob: «Come ci spogliamo dei nostri abiti, così ci liberiamo dai vincoli del consumo e rinunciamo alla frenesia dello shopping natalizio. Vogliamo invitarvi a riflettere profondamente su ciò di cui abbiamo veramente bisogno e, soprattutto in queste settimane, a confidare nel fatto che l’amicizia e l’amore possano fare a meno dei beni materiali superflui. Chiediamo a tutte e a tutti di regalare un futuro invece dei soliti beni di consumo».
I protagonisti.
L’azione è prevista per le 14. Davanti a ponte Talvera, una ventina di attivisti, una pattuglia dei carabinieri, una volante della polizia di Stato, i primi curiosi. In quattordici – l’età media si aggira intorno ai trenta, trentacinque anni – si dispongono a semicerchio, distanziati un paio di metri l’uno dall’altra. Cominciano a spogliarsi. Alcuni fanno parte di Extinction Rebellion, il movimento ambientalista radicale che legge e abita il mondo attraverso la lente della non violenza: nei rapporti umani, nel lavoro, nei consumi. Inscenano flashmob creativi, dalle azioni all’interno dei templi dello sfruttamento capitalista a quelle di strada. Piegati giacche, sciarpe, abiti e calzini nelle borse di tela, i manifestanti restano scalzi e nudi – questa è l’impressione, in realtà indossano la biancheria intima. E mascherine Ffp2. Una di loro rinuncia a coprirsi il seno: quella di oggi, in piazza Vittoria, è una nudità scandalosa per quel che l’ha causata, la crisi ecologica e climatica. I passanti si preoccupano di più per il freddo, la pelle dei quattordici che vira verso il bluastro. Sul torace ognuno ha dipinta una lettera dello slogan «Regala Zukunft». Mezzo minuto, ed ecco da corso Libertà il Vespa Club, simbolo romantico e scanzonato del boom. Per qualche secondo la piazza è il palcoscenico di un’operetta: «Un terzo delle emissioni di CO2 proviene da beni non essenziali», lo striscione di “Regala Zukunft”. In realtà gli attivisti non ce l’hanno con l’esigenza di un mezzo per spostarsi: cibo, elettricità, riscaldamento e mobilità sono citati come beni primari. Non sono necessari i berretti da elfo, non lo sono i cellulari cambiati ogni due anni – in mano teniamo un prodotto che ha attraversato 140 paesi, fa notare un attivista. Dieci minuti. I quattordici si rivestono. Agli astanti scappa un applauso.
Piccole azioni quotidiane.
Tra gli attivisti c’è David Hofmann, ricercatore nato a Vipiteno, fino a tre mesi fa all’università di Atalanta per studiare il comportamento delle api. Che cosa possiamo fare nel nostro piccolo per aiutare il pianeta? «Riusare, riciclare e scambiare», risponde. Indumenti, libri, qualsiasi oggetto quotidiano. Usare quel che già si ha. E a Natale? «I regali sono importanti, ma possiamo anche fabbricarceli da soli, recuperando il tempo che avremmo sprecato in estenuanti pomeriggi di compere per incontrare le persone, per rafforzare i legami sociali». «La spesa è un’azione politica e va fatta consapevolmente – così un altro attivista –. Il caffè, i pomodori, ogni oggetto ha una storia. Non possiamo più essere consumatori spensierati. Il passo successivo è informarsi, attivarsi, comunicare. Poiché il miglior consumatore è la persona insoddisfatta, bisogna decostruire, spogliarsi del superfluo per arrivare al bisogno comune. Il “di più” offusca la capacità di vedere quel che davvero ci serve».
Ma deve agire anche la politica. I due gruppi guardano all’Alto Adige. «Rispetto agli obiettivi fissati durante la conferenza sul clima del 2019 l’Alto Adige risulta ancora molto indietro. Ad esempio, i sussidi agricoli devono essere rivisti in modo che l’agricoltura arricchisca il suolo con metodi naturali, abbandonando l’uso di fertilizzanti artificiali e pesticidi. Bisogna ampliare il trasporto pubblico. Le buone pratiche possono essere applicate anche nel settore dell’edilizia, ad esempio ponendo maggiore enfasi sul rinnovo e sull’efficientamento energetico degli edifici già presenti invece di continuare a costruire». S.M.