Omissione di soccorso, medico a processo 

L’ortopedico di 48 anni aveva trovato la convivente in overdose (poi morta) e cercato di rianimarla senza chiamare il 118



BOLZANO. Se le accuse venissero confermate anche in sede processuale, davanti al giudice Carla Scheidle, il comportamento tenuto da un quarantottenne ortopedico abruzzese che nel 2014 era in servizio al San Maurizio di Bolzano, ha a dir poco dell’incredibile. Oltre ad essere gravissimo. L’episodio di cui sono stati protagonisti il medico, ora chiamato di rispondere del reato di omissione di soccorso aggravata, e la sua convivente. Un episodio che ricorda quello del film Pulp Fiction, in cui Vincent (John Travolta) trova Mia, la moglie del suo capo in overdose e cerca di salvarla con un’iniezione di adrenalina in pieno petto. Purtroppo, però, a Bolzano non è andata in scena una rappresentazione cinematografica e la vicenda ha avuto un finale tragico. Tutto è accaduto il 25 gennaio del 2014, quando l’uomo rientra a casa e, in cantina, trova la compagna a terra e priva di conoscenza, vittima di un’overdose di cocaina che la donna s’era iniettata in vena.

Un quadro agghiacciante, quello che si presenta agli occhi del medico che, però, secondo la procura di Bolzano, assume un comportamento assurdo, certo non consono a un professionista con una laurea in medicina. Anziché chiedere subito l’intervento dei sanitari del 118, infatti, il medico consegna ad un amico il suo tesserino di iscrizione all’albo e una ricetta medica con le generalità della compagna e firmata da lui per l’acquisto di due confezioni di EN in gocce, un farmaco a base di Delorazepam della famiglia degli ansiolitici benzodiasepinici. Un farmaco che, secondo l’accusa, sarebbe del tutto inutile ai fini di un’efficace rianimazione. E i fatti, purtroppo, sembrano dar ragione all’accusa. Vista l’inefficacia del farmaco, la donna, che al momento dei fatti aveva 41 anni, viene finalmente condotta in ospedale, ma la situazione è ormai disperata e, dopo sei giorni di agonia in rianimazione, la poveretta muore. Il processo, con l’accusa rappresentata dal sostituto procuratore Daniela Pol, avrebbe dovuto prendere il via martedì, ma problemi con le notifiche all’imputato, che vive, in Abruzzo, hanno costretto il giudice Scheidle a rinviare l’udienza al 9 aprile prossimo. Nel corso dello stesso procedimento, l’uomo è chiamato a rispondere del reato continuato di “falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in certificati o in autorizzazioni amministrative”. Egli avrebbe rilasciato vari certificati medici a nome di una donna per l’acquisto di un farmaco che poi, lui e l’amica, assumevano diluendolo con la birra. Non solo. Prescriveva anche farmaci a favore di un conoscente bolzanino che poi, invece, riusciva ad averne altri di diversa tipologia per ultilizzarla nell’attività di body builfing per aumentare la massa muscolare e contrastare gli effetti collaterale androgeni degli steroidi.

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