Ortisei ha «blindato» il paese: nuove regole contro le sale giochi

Il sindaco: «Conosco famiglie che sono finite sul lastrico». Almeno tre operai sono stati segnalati al Distretto sociale


di Massimiliano Bona


ORTISEI. Sono almeno tre le famiglie di Ortisei che devono affrontare quotidianamente i problemi finanziari (ma non solo) legati alla dipendenza dal gioco d’azzardo. Questi sono solo i casi più gravi, segnalati al Distretto sociale da mogli e figli preoccupati, ma sono molte di più le persone che non sanno resistere alla tentazione delle videolottery e delle slot machine. «Si tratta sopratutto - conferma il sindaco Ewald Moroder - di famiglie di ceto medio o basso.Mi hanno raccontato di operai che si sono giocati più di una volta lo stipendio e sono tornati a casa a mani vuote. Si tratta, ovviamente, di situazioni limite, ma non sono le sole perchè in paese abbiamo tre esercizi nei quali si può scommettere affidandosi unicamente al calcolo delle probabilità e alla dea bendata. Anche per questo il consiglio comunale ha deciso di intervenire blindando, di fatto, con una regolamentazione ancora più rigida, tutto il paese. Non potranno più essere aperte nuove sale giochi. E mi auguro, per il futuro, che ci sia la necessaria collaborazione dei gestori di queste strutture per aiutare chi è in difficoltà a causa del gioco».

Le strutture esistenti. Il maggiore Comune gardenese ha fatto registrare, negli ultimi anni, una crescita delle sale, dedicate e non, che fungono da calamita anche per i più giovani. Sono molti i ragazzi, poco più che maggiorenni - apprendisti, artgiani, commessi ma anche commercianti e piccoli imprenditori - che trascorrono un paio di ore al giorno sperando di vincere e cambiare vita. «Ad avere la licenza - continua il primo cittadino - sono il centro Prinoth 181, all’imbocco del paese, la Stua da Carlo (nei pressi dei vigili del fuoco volontari) e un esercizio presso la stazione a valle della funivia del Seceda». Il più frequentato è il bar in via Purger, probabilmente per la sua posizione o per la disponibilità di una sala dedicata, nella quale si può giocare indisturbati senza nemmeno essere visti.

L’appello. A chiedere al Comunedi Ortisei di intervenire con una regolamentazione più rigida possibile sono stati i giovani della Volkspartei che hanno incontrato il sindaco Moroder. In Comune si è presentatato un gruppetto guidato da Sebastian Überbacher, preoccupato per molti coetanei, ma non solo. «In base alle ultime cifre di cui disponiamo nel 2010 ogni altoatesino ha speso in media 1.100 euro al gioco, cifra poi salita a 1.300 nel 2011. Una situazione che non è più tollerabile. Anche per questo era necessaria una regolamentazione».

Paese blindato. «Partendo dal presupposto che si tratta di un problema sociale - conclude il sindaco Moroder - abbiamo deciso di blindare il paese inserendo decine di luoghi sensibili». Non solo scuole, centri giovani, fermate del bus o strutture socio-sanitarie: «Abbiamo preso la cartina in mano con il preciso obiettivo di impedire a chiunque, Stato compreso, di rilasciare nuove licenze in centro o nelle frazioni. Dalle informazioni che ho raccolto sui pochi casi - almeno quelli acuti - che ci riguardano ho avuto modo di constatare che genitori e figli “fanno fuori” tutto mettendo in seria difficoltà anche familiari e amici che cercano di dar loro una mano. È una situazione limite che non possiamo più far finta di non vedere o addirittura di ignorare. Chi ha già la licenza potrà continuare a lavorare, gli altri si devono rassegnare ad un no incondizionato».

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