Parkinson: i malati in Alto Adige sono più di 2 mila

Domani è la giornata mondiale: della ricerca in Alto Adige si occupa il Centro di biomedicina dell’Eurac



La giornata mondiale del Parkinson cade l’11 aprile. Sono circa cinque milioni le persone che in tutto il mondo soffrono di questa malattia, solo in Alto Adige sono più di 2000. Ad oggi la malattia non è curabile, ma le scoperte legate alla ricerca sul Parkinson fanno prevedere nuovi sviluppi che permettono di ottenere una diagnosi tempestiva e migliorare il trattamento dei sintomi. Questa ricerca viene portata avanti anche dal Centro di Biomedicina dell’Eurac, dove lavora una equipe interdisciplinare composta da neurologi, genetisti, biologi, biostatistici e informatici che collabora strettamente con l’ambulatorio Parkinson dell’Ospedale di Bolzano. I risultati degli studi nati da questa cooperazione sono riconosciuti a livello internazionale e contribuiscono allo sviluppo di nuove strategie per il trattamento dei pazienti.

Negli scorsi anni il Centro di Biomedicina dell’Eurac ha contribuito notevolmente alla ricerca sul Parkinson grazie allo stretto contatto con pazienti in Alto Adige e in tutto il mondo e a una fitta rete di cooperazioni. Il Centro di Biomedicina collabora infatti intensamente con gli ospedali locali, con l’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige e con istituti di ricerca riconosciuti a livello mondiale, come il Sanford-Burnham Medical Research Institute di San Diego e l’Istituto per la biotecnologia molecolare di Vienna.

In particolare, due progetti di ricerca stanno fornendo informazioni importanti per una migliore comprensione della malattia. Il primo riguarda uno studio su parkina e alfa-sinucleina, due proteine coinvolte nello sviluppo della malattia di Parkinson. I ricercatori ne studiano il malfunzionamento e l’interazione con altre proteine. Grazie a queste ricerche è stata individuata una proteina in grado di sostenere e perfino sostituire la funzione protettiva della parkina, qualora quest’ultima non funzioni.

Il secondo progetto è stato svolto lo scorso anno. Attraverso una metodologia statistica e utilizzando dati sui malati di Parkinson di tutto il mondo tra cui anche della Val Venosta, il gruppo di ricerca dell’EURAC ha potuto acquisire nuove conoscenze sulla relazione tra livelli di ferro nel sangue e Parkinson, concludendo che elevati valori di ferro possono ridurre il rischio di contrarre la malattia.













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