il caso

Payback: già decine di ricorsi. Ospedali, forniture a rischio 

Le imprese chiamate a restituire 46 milioni all’Azienda sanitaria adesso rischiano di chiudere. Gallmetzer (Confimi): «Riceviamo continue segnalazioni. In questa situazione non partecipiamo più alle gare d’appalto»


valeria frangipane


BOLZANO. «Impensabile lavorare in queste condizioni. Così chiudiamo tutti». Dieter Gallmetzer - presidente regionale di Confimi Industria - parla a nome delle imprese che hanno fornito dispositivi medici (mascherine, guanti, camici, siringhe, protesi, garze ecc.) alle aziende sanitarie di tutta Italia. Che adesso si scontrano con la norma del payback che sta per mettere in ginocchio l’intero settore a livello nazionale. Il gioco è più o meno questo: se la tal azienda sanitaria ha sforato il tetto annuale di spesa per i dispositivi medici - cui non si può destinare più del 4,4% della propria quota del fondo sanitario nazionale - a ripianare il buco di bilancio devono essere le aziende che riforniscono l’Asl, che devono restituire una parte di quanto già incassato, frutto di gare d’appalto e successivi contratti.

Una norma nata nel 2015 ma rimasta inapplicata fino alla pubblicazione il 15 settembre in Gazzetta Ufficiale del decreto attuativo con cui è stato certificato il superamento dei tetti per il periodo 2015-2018 e quindi le somme che le aziende dovranno ripianare entro metà gennaio 2023.

Il ministero ha certificato per l'Alto Adige, uno sforamento di circa 98 milioni di euro e l'obbligo di ripianare ben 46 milioni, pari al 40-50% della spesa fuori soglia sostenuta dall'Asl.

«La situazione è paradossale - riprende Gallmetzer - così facendo decine di imprese rischiano di chiudere e gli ospedali di vedersi bloccare le forniture. In tutta Italia sono partiti già 400 ricorsi, in Trentino Alto Adige sono decine».

Il presidente parla anche a nome suo.

«Come titolare di “Gerhò” ho presentato otto ricorsi in tutta Italia, quattro dei quali tra Trento e Bolzano. Mi riferisco a forniture di mascherine, guanti, camici usa e getta ecc. Se lo Stato non rivede la norma sarò chiamato a restituire circa 900 mila euro. La Provincia di Trento mi ha appena inviato una fattura in cui mi si chiede la restituzione di 75 mila euro pagabili entro il 19 gennaio». Gallmetzer solleva un’altra questione. «Attenzione, perché così facendo gli ospedali rischiano il blocco delle forniture. Per esempio io ho deciso di non partecipare più alle gare d’appalto fino a quando non sarà chiarito cosa succederà. E non è tutto. All’interno delle aziende sanitarie esiste un responsabile incaricato di controllare gli sforamenti, che dovrebbe avvertire le imprese se rischiano o no ad effettuare una determinata fornitura. Mi chiedo perché non facciano il loro lavoro e ci costringano a muoverci al buio».

Marco Galateo - consigliere provinciale di Fratelli d’Italia - chiede in una nota alla Provincia di sospendere immediatamente il meccanismo del payback per garantire la regolare fornitura dei dispositivi medici alle aziende sanitarie, in attesa che il Governo trovi soluzioni efficaci.

L’avvocato Marco Cappello - direttore della Ripartizione legale Asl - comprende le preoccupazioni di Galateo.

«L'Asl è un ente pubblico che deve sempre rigorosamente applicare la legge (come tutti d'altronde). Per noi è impensabile assumere l'illegittima iniziativa di sospendere il meccanismo del payback sui dispositivi medici, disattendendo in questo modo una legge vigente. Personalmente sono piuttosto scettico sulla tenuta giuridica del decreto legge 78/2015, ma per questo ci sono i tribunali (anche noi abbiamo già ricevuto alcuni ricorsi al Tar Lazio da parte delle ditte interessate) ed eventualmente la Corte costituzionale, nel frattempo non possiamo che dare corso ad un obbligo di legge. Le aziende fornitrici di dispositivi medici sono tenute al versamento integrale degli importi di riparto stabiliti dalla Provincia di Bolzano nell'arco di 30 giorni, ciò che più mi preoccupa di più è la circostanza che in caso di loro mancato adempimento l'Asl sia tenuta a compensare tali debiti, anche sulle fatture maturate successivamente, fino a concorrenza dell'intero ammontare, non vorrei mai che questo portasse le ditte medesime a non fornirci più in futuro i dispositivi medici che producono, questo rappresenterebbe in effetti un grosso problema».

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