Picchiavano le donne Cinquanta uomini sottoposti a terapia

Parla Osthoff il responsabile del progetto della Caritas «Persone normali cambiano pelle dentro le quattro mura»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. Si chiama training anti-violenza ed è un corso, istituito dalla Caritas nel 2011 - all’inizio solo in tedesco, poi in entrambe le lingue - che punta ad aiutare padri, mariti, compagni violenti a voltare pagina.

Ne parliamo - nell’ambito di una serie di approfondimenti che l’ “Alto Adige” intende fare in vista della corsa contro la violenza in programma domenica 22 novembre a Bolzano - perché è un servizio ancora poco conosciuto se non tra gli addetti ai lavori; perché come il tossicodipendente nega di aver bisogno di una terapia ad hoc, allo stesso modo la persona violenta non riconosce il problema e rifiuta ovviamente di sottoporsi a “terapie”, e comunque, anche chi lo frequenta, preferisce evitare il discorso.

Responsabile del servizio Consulenza per uomini e training-antiviolenza è Guido Osthoff.

«Quando siamo partiti cinque anni fa, in Italia siamo stati i primi. Mentre a Vienna c’era già un progetto simile che, assieme alle colleghe della Casa delle donne, abbiamo deciso di adottare anche a Bolzano. Realtà tranquilla, qualità della vita in genere elevata, ma dentro le quattro mura di casa la musica cambia e con conseguenze spesso pesanti per le donne e per i bambini, vittime passive di conflitti tra padre e madre».

In cosa consiste il corso?

«Il programma si articola in 28 incontri, uno alla settimana della durata di due ore ciascuno. Il primo si fa con lo psicoterapeuta; poi comincia il training di gruppo. Gli incontri sono condotti da uno psicoterapeuta e da una collega».

Quanto costa il corso anti-violenza?

«È gratuito, però per poter partecipare bisogna accettare determinate condizioni».

Che sono?

«Innanzitutto smettere con gli atti violenti e dare il permesso a noi e ai servizi sociali di metterci in contatto con la vittima della violenza che, spesso e volentieri, nel frattempo se n’è andata. Inoltre, ci si deve impegnare a partecipare con regolarità».

Ma di cosa si parla in questi incontri?

«Innanzitutto ci si intende sul concetto di violenza che è meno chiaro di quanto si potrebbe pensare. Bisogna rendersi conto che violenza è anche quella verbale. Anzi, è proprio da qui che spesso si parte, per poi venire alle mani. Una sberla è violenza, non è come qualcuno crede, una cosetta da niente. Quindi si cerca di insegnare a gestire la rabbia e i conflitti che inevitabilmente ci sono nella vita di ciascuno di noi e in quella di coppia in particolare. Il consiglio, prima che la situazione degeneri, è di uscire, fare due passi: a volte basta poco per ritrovare la calma e vedere tutto con un po’ di distacco. Sembrano cose banali e scontate, ma non lo sono affatto».

In questi anni quanti sono gli uomini che si sono rivolti a voi?

«Intorno ai 350 per quanto riguarda le consulenze di tipo individuale in genere; una cinquantina per il training-antiviolenza in particolare».

Chi è il padre o il marito violento?

«Spesso è una persona normalissima, che ha un lavoro, un hobby, una vita sociale, ma poi si trasforma dentro le quattro mura di casa. Le sue vittime possono essere la moglie, i figli o entrambi».

Età media?

«In genere tra i 40 e i 50 anni».

Fattori di rischio?

«L’aver vissuto da bambino in un contesto violento, ti porta spesso, non sempre ovviamente, a giustificare la violenza e ad essere a tua volta violento».

Chi indirizza le persone da voi?

«In genere il Tribunale dei minorenni o i servizi sociali. Nei Paesi nordici, ma anche ad esempio in Spagna, nelle sentenze di condanna per violenza in famiglia, oltre alla pena c’è l’obbligo di frequentare corsi anti-violenza. Sarebbe opportuno se anche da noi diventasse un obbligo e non un semplice consiglio».

Dopo il corso, l’uomo violento cambia per così dire vita?

«Intendiamoci, nessuno ha la bacchetta magica. Però, è sicuramente utile. Capita spesso infatti che, proprio perché distrutto dalla violenza, un rapporto finisca, ma prima o poi ne nascerà un altro, con un’altra donna. Il percorso fatto con i nostri psicoterapeuti può aiutare a lasciare fuori dalla porta la violenza e a ricominciare una vita normale».

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