Bolzano

Prime pazienti nel centro che cura i malati del cibo 

Aperta da pochi giorni in via Carducci la struttura specializzata nella cura dei disturbi alimentari. È gestita dalla cooperativa Città azzurra che ha stipulato una convenzione con l’Azienda sanitaria  


Antonella Mattioli


BOLZANO. Aperto da pochi giorni al civico 19 di via Carducci, nel centro specializzato nella cura di anoressia e bulimia - convenzionato con l’Asl e gestito dalla Cooperativa Città Azzurra - stanno arrivando le prime pazienti.

Al momento sono quattro, ma all’inizio della prossima settimana sono attese altre due. le più giovani hanno 14 anni e frequentano il centro diurno che dispone di 12 posti.

In comune il rapporto conflittuale con il cibo. Il pranzo, la cena, la pizza con gli amici, la torta di compleanno sono un incubo per chi soffre di anoressia (il 95% sono donne) e si vede sempre troppo grassa. C’è anche il problema opposto che non dà tregua a chi è ammalato di bulimia e si abbuffa in continuazione.

Nel centro di via Carducci al momento - ed è facile prevedere che sarà così anche in futuro - ci sono solo pazienti anoressiche. Persone fragili che hanno bisogno di essere seguite ed aiutate da un’equipe composta da diverse figure professionali: infermiere, neuropsichiatri, dietologi, dietisti, terapisti occupazionali, assistenti sociali. Da sole non possono farcela. E non possono neppure contare sull’aiuto dei genitori che, spesso e volentieri, dopo aver tentato in tutti i modi di capire le ragioni del rifiuti del cibo; essersi arrabbiati e poi disperati davanti a quel corpo sempre più scheletrico ed emaciato, devono rivolgersi a degli specialisti.

Le persone in cura nei servizi dell’Asl sono circa 500 e nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di donne: si collocano, prevalentemente, nella fascia di età che va dai 9 ai 18 anni; e in quella successiva: 19-25.

Durante il lockdown i disturbi alimentari si sono acuiti: «Noi - spiega Raffaela Vanzetta, coordinatrice del Centro per i disturbi del comportamento alimentare (Infes ) - in media facevamo circa 270 prime consulenze all’anno; nel 2021 sono state 517. Preoccupa l’aumento dei casi e l’abbassamento dell’età: mai prima d’ora, avevamo visto tante giovanissime tra gli 11 e i 14 anni. A noi si rivolgono spesso genitori disperati in cerca di aiuto».

Un punto di riferimento in in Alto Adige è Bad Bachgart, il centro terapeutico di Rodengo, che cura anche i disturbi alimentari, ma in più occasioni chi come Vanzetta, si occupa di queste problematiche, ha insistito con la Provincia e con l’Asl sulla necessità di avere una struttura intermedia per consentire, una volta superata la fase acuta, di tornare alla vita normale.

«È l’obiettivo del nostro progetto che gestisce il centro diurno con 12 posti e di una comunità protetta aperta sempre con 8 - spiega Umberto Carrescia, presidente di Città azzurra, la cooperativa specializzata nella gestione di comunità e alloggi protetti per persone con problemi psichici -. Lavoriamo con la rete per i disturbi dei comportamenti alimentari coordinata da Markus Markart, primario di Pediatria di Bressanone; abbiamo un team di specialisti che seguono i singoli casi. Tutti sempre piuttosto complessi».

L’apertura del nuovo centro di via Carducci coincide con quella che gli addetti ai lavori considerano una sorta di rivoluzione. Alla fine del 2021, il governo ha infatti riconosciuto l’emergenza causata dalle problematiche legate al cibo, inserendo i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione nei Lea (Livelli essenziali di assistenza), ovvero in una specifica area; mentre finora erano considerati nell’ambito della salute mentale. È stato inoltre istituito un fondo di 25 milioni ed ogni regione dovrà dotarsi di ambulatori e centri, per seguire questo tipo di patologie.













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