Bolzano

Quattro decessi sospetti per amianto 

La Procura ha aperto un’inchiesta. Quattro pensionati che avevano lavorato a lungo all’Iveco sono morti per mesotelioma pleurico un tumore raro provocato dall’inalazione di filamenti microscopici del pericoloso minerale che all’epoca veniva utilizzato in maniera massiccia


Mario Bertoldi


BOLZANO. Il decesso negli ultimi mesi di quattro operai uccisi da un raro tumore a livello polmonare, ha indotto la Procura della Repubblica ad aprire un’inchiesta con l’ipotesi di accusa di omicidio colposo.

Le quattro tragedie sono state segnalate dai familiari delle vittime per un particolare che ha creato non pochi sospetti: tutti e quattro i lavoratori in questione - pur essendo da tempo in pensione - si sono infatti ammalati e sono morti per mesotelioma pleurico.

Si tratta dell’unica neoplasia conosciuta della pleura e in quasi tutti i casi è provocata dall'esposizione all'amianto che può rilasciare filamenti microscopici. Quando vengono inalate, queste fibre entrano in profondità nei polmoni ed essendo resistenti alla degradazione non vengono eliminate. Il tumore provocato è incurabile. Secondo le valutazioni cliniche la maggior parte di questi tumori riguarda persone che sono entrate in contatto con l’amianto sul posto di lavoro. L’esposizione ambientale a queste fibre ricopre un ruolo importante anche se risulta difficile da valutare.

Non esiste una soglia sotto la quale si può essere certi della non pericolosità dell'amianto. Occorre comunque rimarcare che una sola fibra non può provocare il cancro, ma è necessaria una “dose cumulativa” sufficiente. I rischi aumentano con l'aumentare dell'esposizione, sia in termini di tempo sia di quantità inalata.

Sui casi segnalati alla Procura della Repubblica è già stato disposto un incidente probatorio per procedere con una super perizia. Gli inquirenti debbono infatti verificare l’esistenza di un nesso causale tra la vita professionale delle vittime e l’evento morte. Non sarà un’inchiesta semplice anche se è difficile pensare che quattro decessi per una malattia così rara tra ex lavoratori di una stessa azienda, possa essere frutto solamente del caso.

Del resto per diversi anni e sino al 1990 quella della gestione di strutture in amianto era un problema che riguardava diversi siti produttivi in zona industriale a Bolzano. L’Iveco però nel corso degli anni ha investito parecchio nella bonifica di alcuni stabilimenti. A Bolzano erano state rilevate tracce di amianto nei cosiddetti “carri-ponte”, le possenti gru in grado di trasportare parte della produzione spostandosi lungo un binario. Per troppi anni l’utilizzo dell’amianto non venne considerato pericoloso tanto è vero che venne ad esempio utilizzato in maniera massiccia anche in ferrovia per la realizzazione di vagoni e locomotori. Oggi l’utilizzo di questo minerale è invece bandito per motivi di sicurezza proprio a seguito del pericolo che si possano inalare filamenti microscopici per lo più invisibili che nel corso degli anni risulterebbero letali. Il periodo di latenza del mesotelioma pleurico può arrivare anche a trent’anni.

Un dato che probabilmente creerà non pochi problemi al fine di accertare un eventuale nesso causale tra i decessi riscontrati e la vita professionale delle quattro vittime ormai in pensione da tempo.

L’inchiesta è stata affidata al sostituto procuratore Andrea Sacchetti. Al momento sul registro degli indagati sono stati iscritti alcuni rappresentanti legali dell’azienda che si sono succeduti negli ultimi 20 o 30 anni. Come già accennato l’ipotesi di accusa è di omicidio colposo. Ieri l’azienda ha preferito non prendere per il momento posizione sull’iniziativa della magistratura.

L’ufficio stampa non è stato autorizzato a rilasciare altri particolari sulla vicenda. L’inchiesta è però per lo più di un atto dovuto anche se l’Iveco ha sempre dimostrato una certa sensibilità nel rimuovere strutture di produzione contenenti amianto.













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