L'INTERVISTA barbara ricci latinista 

Quelli che parlano in latino “Altro che lingua morta...” 

L’iniziativa. Il gruppo “Sodalitas latina bauzanensis” a partire da settembre organizzerà degli incontri aperti a tutti, una volta al mese, in una sala all’interno della Biblioteca civica



Bolzano. «L’obiettivo è partire con il primo incontro a fine settembre. Invece che in un’aula del liceo Carducci, d’ora in poi l’appuntamento sarà alla Biblioteca civica. In questo modo ai nostri incontri potrebbero partecipare non solo insegnanti, ma quanti - e sono più d’uno - condividono la passione per il latino e più in generale la cultura antica». Barbara Ricci, insegnante di italiano e latino al liceo classico Carducci indirizzo linguistico, è la coordinatrice di “Sodalitas latina bauzanensis”: un gruppo di una decina di appassionati nato un paio di anni fa. La giunta comunale, nei giorni scorsi, ha accolto la sua richiesta di utilizzare, una volta al mese, uno spazio all’interno della Biblioteca civica.

Domanda scontata: nell’era dei social qual è il senso di studiare ancora il latino?

Il senso c’è eccome, se non ci si ferma alla lettura dei testi che per altro è molto interessante. Bisogna andare oltre e analizzare i modi e le forme con cui il mondo antico ha attraversato e continua ad influenzare la nostra cultura, come modello, come fonte di ispirazione, come repertorio tematico e iconografico.

Gli incontri alla Civica saranno aperti a tutti.

Certo. Anzi, l’obiettivo sarebbe quello di allargare la platea, per condividere con altri la passione per il mondo antico che ritroviamo al cinema, a teatro, nella pubblicità. Un verso di Virgilio, tradotto in inglese, ricorda, a New York, nel Museo a loro dedicato, le vittime dell’11 settembre: “Nessun giorno vi cancellerà dalla memoria del tempo”.

A questi incontri parteciperanno anche gli studenti?

Certo, mi piacerebbe, ma i miei studenti sono molto impegnati. Trovare il tempo per questi incontri non sarà facile.

Gli studenti di oggi sono ancora interessati alla cultura classica?

Sì, se si riesce ad appassionarli. A coinvolgerli, a farli sentire in qualche modo protagonisti. Sa qual è l’errore?

Quale?

Pensare che gli studenti di oggi debbano essere come quelli di 10-20 anni fa. È cambiato tutto, ma è sbagliato dire che è cambiato in peggio. Non è così. Hanno delle competenze che gli studenti di una volta non avevano. Sanno fare cose incredibili con le tecnologie. Il rovescio della medaglia è che se dai loro da fare un approfondimento, devi stare attenta che non facciano copia e incolla da Wikipedia.

Estela Pretto, 14 anni, una sua studentessa è arrivata seconda al Premio letterario nazionale “Arte di parole”.

Io li sprono sempre a mettersi in gioco. Questa generazione, quando è protagonista, dà il meglio di sè. A.M.













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