MONTAGNA

Rifugi pronti alla riapertura: si dorme solo su prenotazione 

Le precauzioni. Il Cai: ozonizzatori per sanificare gli ambienti, termometri laser e saturimetri per monitorare l’ossigeno nel sangue Tavolo di lavoro con Avs e Provincia. Una persona ogni 5 metri quadri L’appello: «In quota serve rispetto, non salite con febbre o sintomi»


Davide Pasquali


Bolzano. Rifugi altoatesini pronti alla riapertura. Come tutti gli anni dipenderà da meteo e situazione neve: si andrà da fine maggio per le strutture più basse fino a metà-fine giugno per l’alta e altissima quota, ma ci si sta attrezzando soprattutto per adeguarsi alle norme anticontagio. Non sarà semplice, in quota, per diversi ordini di motivi. Primo: spazi ristretti e c’è poco da fare; va bene per mangiare all’aperto perché non v’è di certo da pagare il canone per l’occupazione di suolo pubblico, ma ciò vale solo con un meteo favorevole. Secondo: il rifugio è per definizione (e anche per norma di legge) il luogo in cui si cerca ricovero in caso di temporale, grandine, nevicate, gelate. E dunque, come regolarsi con chi arriva all’ultimo? Unica certezza: per dormire sarà necessario prenotare. Nelle camerate letti ad almeno due metri uno dall’altro, si accede solo con sacco lenzuolo e possibilmente pure con coprimaterasso. In più, grazie al Cai, i rifugi altoatesini, compresi quelli di proprietà dell’Avs, verranno dotati di ozonizzatori a prezzo di costo e non agli esorbitanti prezzi oggi proposti dal mercato. Oltre naturalmente a disinfettanti per le mani all’entrata, mascherine per tutti, guanti per chi cucina e serve pasti e bevande, misuratori laser di temperatura, saturimetri per controllare eventuali casi sospetti di carenza di ossigeno nel sangue. Intanto, i gestori si dicono estremamente speranzosi. Forse, all’inizio, mancheranno i forestieri, ma non i locali. Si farà turismo vicino casa, come un tempo. Niente aerei, niente crociere, si andrà in gita sulle nostre montagne.

Macché in spiaggia

Nello scorso finesettimana il Cai Alto Adige ha tenuto una videoconferenza, fra sezioni provinciali, presidenti e gestori di rifugi. Si è poi in stretto contatto sia con l’Alpenverein che con il comitato paritetico che gestisce i rifugi passati alla Provincia. Lo scopo è attuare una linea comune, come confermano sia il presidente del Cai Alto Adige Claudio Sartori, sia il presidente del Cai Bolzano Riccardo Cristofoletti, sia il presidente dell’Alpenverein Südtirol Georg Simeoni. Nell’ambiente alpinistico da settimane gira una battuta, che forse non è tale: se in spiaggia si devono rispettare le distanze fra gli ombrelloni, in montagna c’è spazio per tutti. E quindi forse, o almeno si spera, molti quest’estate sceglieranno la seconda.

Rifugi però, non alberghi

Ciò non significa ovviamente che non valgano le norme anticontagio, anzi. Se nei boschi, sulle rocce, sui sentieri, in parete, spazio ce n’è per tutti, nei rifugi la gestione delle persone sarà ancora più complessa che non in valle. La Provincia ne è assolutamente conscia, e ha normato ad hoc: negli alberghi una persona ogni dieci metri quadri, nei rifugi una ogni cinque. Ma si sa benissimo che in certi rifugi bastano cinque o sei persone per fare il pienone... Ci si regolerà con il buon senso. Di certo, come negli hotel, niente colazioni, pranzi e cene a buffet.

Medesima linea di condotta

A esprimere con dovizia di particolari come ci si regolerà è il presidente del Cai Alto Adige Sartori. «La linea di condotta nei rifugi altoatesini sarà la medesima. Stiamo concordando il da farsi con l’Avs e con il comitato paritetico per la gestione dei rifugi passati alla Provincia». Si rispetteranno ovviamente le norme e le direttive statali, ma per ora il riferimento è la legge provinciale, «anche se sarà nostro impegno portare avanti tutte le prescrizioni a livello nazionale». I gestori sono stati informati e formati, «sanno esattamente come comportarsi», chiarisce Sartori, che però tiene molto a lanciare un appello: «Sarà fondamentale il rispetto da parte dei fruitori. Il rispetto delle persone per la montagna, per sé e per gli altri: gestori, personale, turisti. Gli spazi in montagna son estremamente ridotti, in quota il rispetto delle disposizioni è fondamentale, più che altrove».

Il Kit Covid

Entro metà giugno tutti i rifugi Cai saranno dotati di un Kit Covid, composto, come spiega l’ingegner Sartori, «da ozonizzatore per sanificare gli ambienti, termometro laser per misurare la temperatura a chi entra in rifugio, saturimetro per le verifiche in caso di crisi di ossigenazione nel sangue, mascherine lavabili per gestore e personale». Particolare impegno il Cai ha mostrato nel reperire ozonizzatori a prezzo di produzione. Perché, di recente, il costo sul mercato è divenuto esorbitante. Il Cai nazionale, invece, ha stipulato accordi per farne produrre e acquistarne a prezzo di costo. Almeno uno per rifugio, più ulteriori in base alle superfici. Il Cai Alto Adige, poi, ha fatto sì che pure l’Alpenverein potesse dotarsi di questi strumenti a prezzi accessibili, circa 200 euro a ozonizzatore. «È lo spirito della montagna», commenta Sartori. «Siamo tutti uguali, dobbiamo darci una mano anche in questi momenti tutt’altro che facili».

Ultima raccomandazione

La raccomandazione sanitaria, valida per tutti i cittadini, lo è ancora di più in quota: «Non si vada in montagna con la febbre o con sintomi da contagio». In quota, dovessero evidenziarsi i sintomi del Coronavirus, «l’unica sarebbe chiamare il 112 e far trasportare immediatamente via la persona con l’elicottero».

Obbligo di prenotazione

Il principio cardine che Sartori tiene a rimarcare è questo: «Chi desidera dormire in rifugio dovrà per forza prenotare. Chi non ha prenotato resterà fuori, non ci son santi». Naturalmente, il rifugio è appunto tale e deve permettere il ricovero notturno in caso di necessità. «Perciò, in base all’esperienza dei gestori, una quota di posti non sarà prenotabile». Magari il 10% per i rifugi a un’ora dalla macchina, il 30% o il 40% per i rifugi in alta quota, a molte ore dal fondovalle.













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