Rokhaya, la barista giunta dal Senegal «Qui mi amano tutti»

Era diretta in Francia, poi ha incontrato la titolare del Soviso «Volevo studiare legge, ora frequento un corso di tedesco»


di Daniela Mimmi


ORTISEI. Quella di Rokhaya Ndiaye non è la solita storia di immigrazione. Partita da Dakar, la sua città natale, è arrivata a Ortisei, dove è l'unica residente arrivata dall’Africa equatoriale. Ma la sua storia è particolare anche perché, giunta tre anni fa, ha conquistato tutti. "Perché io sorrido sempre - dice - Come facciamo sempre noi africani. Penso che la gente sia buona e penso che tutti mi vogliano bene".

Sorriso smagliante, occhi allungati e quasi orientali, gambe lunghe e fisico da indossatrice, la falcata regale delle donne africane, Rokhaya, 31 anni, a Ortisei ha conquistato tutti, a cominciare da Lotte Nogler, che, appena l'ha conosciuta, l'ha voluta a lavorare nel suo bar, il Soviso.

Rokhaya in Italia ci è arrivata quasi per caso. La sua meta era Parigi, dove voleva continuare i suoi studi di giurisprudenza. "Ma non ci sono riuscita perché far riconoscere i miei anni di studio in Senegal è stata una missione impossibile. Ma non è detto che non ci riesca in futuro. Intanto, mi sono iscritta a un corso di tedesco". Così Rokhaya conoscerà quattro lingue oltre alla sua: inglese, italiano e francese che parla correntemente, oltre appunto al tedesco che presto parlerà.

"In famiglia siamo sette fratelli, molti in giro per il mondo. Mio padre è stato insegnante e poi preside di una scuola, mia madre stava dietro ai figli. Stiamo bene, ma ciò nonostante io e tutti i miei fratelli mandiamo dei soldi a casa. Per noi è normale: i nostri genitori ci hanno aiutato e fatto studiare, adesso tocca a noi contribuire alla famiglia -racconta Rokhaya - Nel 2008 ho raggiunto mia sorella che ha un'impresa a Verona e ho lavorato per lei. Sono arrivata in aereo, non su un barcone".

Contemporaneamente studiava enogastronomia e turismo e ha fatto uno stage all’hotel San Pietro. Doveva essere la sua prima tappa per raggiungere la Francia, invece è arrivata a Ortisei. "I casi della vita! Ho conosciuto Lara che lavorava con me a Jesolo, e lei mi ha presentato Lotte. Mi ha detto "Noi due andremo d'accordo" e mi ha assunto. Non sapevo cosa avrei trovato, non conoscevo le montagne, non conoscevo la gente, non capivo il ladino, avevo solo tanto freddo. Ma sono qui già da tre anni".

Ha conquistato i gardenesi con i suoi sorrisi, la sua grazia, la sua gentilezza, la sua disponibilità. "C'è stato solo un brutto episodio, alla posta, appena arrivata quando ancora nessuno mi conosceva: un uomo mi ha messo le mani addosso, mi ha spinto, mi ha offeso dicendomi che qui non c'è posto per i negri, perché pensava che gli fossi passata davanti nella fila, invece io mi ero solo allontanata per riempire un modulo. Ma poi la gente ha cominciato a conoscermi e a volermi bene. Io vengo da un paese in cui cristiani e musulmani convivono pacificamente, perciò sono abituata ad essere aperta, a non avere pregiudizi".

Tanto che, i suoi nuovi concittadini si sono dati tutti da fare per trovarle un appartamento e arredarglielo.

Ma il Senegal rimane nel suo cuore. "Certo che tornerò nel mio Paese un giorno. E' il sogno di tutti i senegalesi in giro per il mondo. Voglio aiutare la mia gente, portare là tutto ciò che ho imparato. E magari avere i soldi per avviare un'impresa e far lavorare la mia gente”.

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