Rovinata dal dentista a “domicilio” 

La vittima in aula: «A tre anni dai fatti costretta ancora a prendere farmaci contro il dolore. E nessuno vuole curarmi»


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Una vera e propria “via crucis” per la quale al momento non si vede la conclusione. È drammatica la situazione di una delle due donne bolzanine che un paio di anni fa presero la malaugurata decisione di farsi curare i denti da un professionista privo di adeguata preparazione che offriva le proprie cure direttamente a domicilio, nelle abitazioni dei propri pazienti. Sotto processo, davanti alla giudice Carla Scheidle, si trova un cittadino siriano di 48 anni che in aula, in occasione delle udienze del procedimento che lo riguardano, non si è mai visto. Le due vittime bolzanine, che lamentano danni piuttosto pesanti alle arcate dentarie, si sono invece costituite parte civile affidandosi all’avvocato Alessandro Tonon. Il legale per il momento non ha ancora quantificato la richiesta risarcitoria, ma al di là delle decisioni giudiziarie, sarà comunque molto difficile che le due donne di Bolzano (madre e figlia) riescano ad ottenere un adeguato risarcimento in quanto al momento non si sa neppure dove si trovi il falso professionista siriano che all’epoca giunse appositamente a Bolzano da Pizzo, piccola località in provincia di Vibo Valentia. Così come in tribunale a Bolzano non si è mai fatto vedere il suo avvocato difensore di fiducia di prima nomina. L’avvocato di parte civile, invece, ha già commissionato una valutazione peritale per tentare di quantificare il danno provocato alle due donne con probabili conseguenze irreversibili. Senza dimenticare che le due vittime avevano anche pagato in contanti due anticipi da 1800 euro l’uno per gli interventi, a fronte di un preventivo complessivo di spesa di circa 5 mila euro. Ieri alla ripresa del processo è emerso che una delle due donne (la mamma) a distanza di quasi tre anni è ancora costretta a sottoporsi a cure farmacologiche per contrastare il dolore. E la situazione non sembra destinata ed essere risolta in tempi relativamente brevi. La donna che lamenta i danni più rilevanti ha infatti rivelato di non trovare un medico dentista disposto ad intervenire dopo aver preso atto della situazione. In sostanza nessun professionista sembra disposto ad assumersi la responsabilità di un intervento a posteriori con il rischio di non riuscire a risolvere i problemi per poi essere considerato in qualche maniera corresponsabile. Ieri davanti alla giudice Carla Scheidle ha reso testimonianza proprio un medico dentista a cui la donna si è rivolta, senza successo, nei mesi scorsi. Il teste ha confermato la pesante situazione clinica sottolineando la sostanziale imperizia dimostrata dal falso dentista nella realizzazione di un “ponte” risultato completamente privo di un adeguato ancoraggio Una delle vittime ha anche confermato che l’imputato avrebbe agito senza alcuna seria precauzione di igiene, operando addirittura senza guanti, fumando anche delle sigarette.















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