Sì alla norma dei sindaci: donne «sconfitte»

Corrette le quote rosa, la rabbia delle consigliere Svp. I Comuni potranno modificare le giunte



BOLZANO. Sindaci accontentati. Con 34 voti a favore, 6 contrari e 17 astenuti (una parte di consiglieri Pd e Svp, i cui gruppi si sono divisi, e i Verdi), il consiglio regionale ieri ha approvato il disegno di legge Borga che modifica la norma del 2013 sulla parità di genere nelle giunte comunali: sparisce l'arrotondamento per eccesso, che tanto aveva fatto arrabbiare molti sindaci lo scorso maggio, quando si erano trovati per la prima volta alle prese con l'obbligo di garantire una presenza di donne almeno proporzionale a quella dei consigli.

L’arrotondamento d’ora in poi sarà matematico. «Poniamo rimedio alle situazioni paradossali che si sono venute a creare per preconcette posizioni ideologiche», ha detto Rodolfo Borga (Civica Trentina) presentando il suo ddl.

Stralciato anche il comma che prevedeva di applicare la norma alle giunte nominate dopo le elezioni dello scorso maggio: la retroattività non è dunque automatica, ma è possibile. I sindaci - che hanno il potere di revocare gli assessori - avranno la possibilità di modificare le proprie giunte sulla base della nuova legge, e il tempo a questo punto dirà se effettivamente ne approfitteranno per mettere mano e rimpiazzare qualche donna con assessori uomini.

Proprio questo timore aveva spinto le consigliere della Svp a presentare un emendamento (prima firmataria l’assessora Martha Stocker) che chiedeva, in caso di rimpasto delle giunte per i prossimi due anni, che la quota del genere sottorappresentato non potesse essere ridotta. Duro il braccio di ferro dentro la Svp, dove le consigliere minacciavano di non votare la legge e alla fine hanno ritirato l’emendamento in cambio dell’impegno a dare indicazioni ai propri sindaci di non modificare le giunte.

Il malcontento delle consigliere della Svp si è sommato a quello del Pd trentino: il capogruppo Alessio Manica ha annunciato in aula il voto di astensione di parte del gruppo: «Purtroppo la questione del genere viene affrontata solo un pezzo alla volta e il disegno di legge presentato dal Pd, che vorrebbe proporre una soluzione più organica (la doppia preferenza di genere, ndr) è bloccato dall’ostruzionismo».

Il gruppo si è spaccato: assenti gli assessori Zeni e Olivi, si sono astenuti l’assessora Ferrari, Manica, Civico, Maestri, Borgonovo Re e l’assessora regionale Plotegher (che in commissione aveva votato a favore), favorevole Dorigatti. Divisa anche la Svp. Amareggiata Lucia Maestri: «Abbiamo rimediato a un problema che la legge aveva determinato nei comuni, ma non si sono fatti passi avanti per un riequilibrio di genere». La doppia preferenza resta un miraggio.(ch.be.)

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