Seimila tonnellate di terreno inquinato

La bonifica costerebbe 1,6 milioni. Per risparmiare il materiale verrà cementato e interrato sotto l’ex pista di prova


di Davide Pasquali


BOLZANO. Amianto, ci risiamo. E pure stavolta le autorità provinciali sanno da almeno un paio di mesetti, ma non è stata diramata alcuna nota ufficiale per avvertire la popolazione; né chi lavora in zona, né chi risiede a Oltrisarco. E non sono stati avvertiti nemmeno i soci dei due consorzi artigiani confinanti con l’area. Nessuno sa niente di niente. Stiamo parlando dell’ex pista Iveco di via Volta. Dopo averla demolita, si è scoperto che nel sottosuolo si trovavano oltre 6.000 tonnellate di materiale inquinato da amianto, in piccoli frammenti, talmente piccoli che non si riescono ad isolare. Lavori immediatamente bloccati: nelle scorse settimane tutto è stato coperto, ma soltanto con un telo plastico, tenuto fermo alla bell’e meglio con dei sassi. La bonifica costerebbe uno sproposito, ossia oltre 1,6 milioni di euro. Motivo per cui si sta pensando di stabilizzare il materiale in loco: mischiarlo a cemento e acqua per renderlo inerte, sotterrandolo poi sul posto. Così facendo, si spenderebbero soltanto 100 mila euro. Che però l’Iveco non avrebbe nessuna intenzione di sborsare, tanto che l’avvocatura provinciale ha già avviato l’iter legale per la riscossione.

Non è la prima volta, probabilmente non sarà l’ultima. Anche in questo caso i tecnici provinciali rassicurano: «Nessun problema per la salute, si sono rispettate tutte le prescrizioni di legge». Sarà, ma è evidente che non basti affatto.

I primi ad essere preoccupatissimi sono i soci dei due consorzi lungo via Enzo Ferrari, uno dei quali, il Manus, ospita l’ordine dei medici altoatesini. A novembre si dovevano terminare i lavori per la famigerata strada sul lato est dei consorzi, attesa da un decennio o giù di lì. Demolita l’ex pista di prova dei blindati, si sarebbe dovuto asfaltare. Ma i lavori sono fermi almeno da un mese e mezzo. E ora, di certo, non termineranno prima della fine di febbraio, sempre che il meteo aiuti e non ostacoli.

Prima di avviare i lavori di demolizione della pista, spiegano i tecnici provinciali dell’ufficio infrastrutture, si erano avviati un centinaio di sondaggi, per vedere cosa contenesse il sottosuolo. Senza esito. Poi, la sorpresa. L’amianto presente però sarebbe «pochissimo». Il problema? «È come una goccia di sangue: se la metti in un bicchier d’acqua, diventa tutto rosso». Questo amianto deriva dalla frantumazione di lastre di Eternit, posto poi come base della pista Iveco, proprietaria e titolare dell’area per quattro decenni. Per questo, secondo i tecnici provinciali, «fino a prova contraria sono loro a dover rispondere economicamente della bonifica». Bonifica per la quale occorre un progetto, approvato dalle autorità provinciali preposte. Una questione di tempi non certo brevissimi. E intanto, l’amianto resta lì. «Sono pezzetti piccoli, anche piccolissimi. Una intera benna, in un metro cubo ne conterrà forse un paio di chili». Il problema? «È quasi impossibile rimuoverli uno a uno. Si dovrebbe fare a mano, ma costerebbe un patrimonio».

Un problema, pure amministrativamente, assai serio. L’intera operazione di smantellamento della ex pista di prova, bonifica dei terreni e asfaltatura comprese, doveva costare attorno al milione di euro. Vabbè approvare perizie di variante, e ce ne sono già state altre sullo stesso lotto, ma caricare ora un altro milione e mezzo abbondante di euro sarebbe troppo. Si triplicherebbero i costi previsti. E allora, a forza di studiare la normativa vigente, ecco l’alzata d’ingegno: la stabilizzazione. Consiste nel mischiare il terreno inquinato a cemento e acqua. L’amianto così rimane intrappolato nel calcestruzzo, utilizzato poi come soletta prima di asfaltare. Nulla da eccepire sul rispetto delle norme vigenti: gli enti preposti sono stati informati. E nessuno giudicherà la soluzione dal punto di vista tecnico. Ma la mancata informazione pesa, moltissimo. Su chi lavora in zona, su abita a poche centinaia di metri a Oltrisarco. Dove, al pomeriggio, spira vento in direzione sud-nord.

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