il personaggio

Sofia Palladino, la bolzanina che tinge il rugby d’azzurro 

L’intervista. Classe 2004, studentessa al 5° anno del Torricelli, veste la maglia della Under 21 Dalla ginastica artistica alla palla ovale: «Lo studio è la priorità, ma sogno la nazionale maggiore»



BOLZANO. Il sorriso è grande, bello e solare. Grande come la sua determinazione e la sua classe hanno portato lei, Sofia Palladino, bolzanina classe 2004, studentessa all’ultimo anno del liceo Torricelli, a vestire la maglia azzurra della Nazionale Under 19 di rugby. Sofia si è formata, si allena ed è tesserata con il Sudtirolo Rugby e gioca in rinforzo al Montebelluna Rugby nell’ambito del progetto “4Team” dell’alta marca trevigiana di cui fanno parte il citato Montebelluna, il Feltre, il Venezia e, da questo anno, il Sudtirolo Rugby. Una sinergia che permette a questa squadra di partecipare alla Coppa Conference e di iscriversi ai campionati Fir. Cinque atlete della squadra sono arrivate in Nazionale Under 19. Tra loro anche Sofia.

Sofia, come ci si sente a scendere in campo con la maglia azzurra?

È stata un’emozione fortissima. Ho giocato al Sei Nazioni, in Scozia, contro la Nazionale padrone di casa, e un test match contro la Francia e quando ho cantato l’inno nazionale mi sono commossa. Ci sono il peso e l’onore di rappresentare il mio Paese.

Come ti sei avvicinata al rugby?

Io ho sempre praticato la ginnastica artistica, mi piaceva, ma non l’ho mai praticata a livello agonistico. Ma avevo amici che giocavano a rugby e andavo ad assistere alle partite. Poi, tra la terza e la prima superiore, grazie al professore di atletica ho cominciato a giocare anch’io.

Il rugby è uno sport nobile, dove lealtà e sportività sono fondanti. Ma in campo non si va tanto per il sottile. Non hai paura di farti male?

Quella c’è, ma va messa in conto. In qualsiasi disciplina c’è il rischio di infortunarsi, nella ginnastica artistica forse anche più che nel rugby. Ma in campo non c’è mai rancore e, anche dopo gli scontri più duri, ci si chiarisce. Certo, i miei genitori, che stanno facendo grandissimi sacrifici per sostenermi, si preoccupano un po’.

Riesci a conciliare lo studio con l’impegno sportivo.

Non è facile, ma devo farlo. Anche perché lo studio ha la priorità. Mi alleno due ore tutti i giorni e studio soprattutto la sera, ma sono soprattutto gli allenattori a dirci che dobbiamo studiare e, quando è possibile, ci mettono in condizione di dedicarci alla scuola. Ci si adegua e poi ci aiutiamo anche tra noi. Io ormai vedo la squadra come una famiglia, in cui si acquista anche consapevolezza di sé. Se una compagna ha bisogno di aiuto si è tutte unite per sostenerla. E lo stesso vale se ad aver bisogno sono io. Anche fuori dal campo.

Il prossimo impegno?

Ci troveremo tra pochi giorni per un raduno senza match, ma lavoreremo già per i prossimi impegni. Il livello del lavoro che viene svolto con la Nazionale è sempre molto alto. Probante e stimolante. Quando arrivo sono sempre colpita dalla mole di impegno richiesto poi passano i giorni e mi entusiasmo. Torno a casa carichissima.

Il tuo obiettivo qual è?

Ora spero di continuare a meritare questo gruppo e l’emozione pura e sincera di ricevere ogni volta una convocazione, ma il desiderio più grande è raggiungere la nazionale maggiore.

Hai una giocatrice di riferimento, qualcuno che vedi come esempio?

Ne ho tante. La prima è sicuramente Elisa Giordano, capitano della Nazionale. La sue dedizione è massima ed è un esempio per tutti noi. Poi c’è Beatrice Rigoni, una vera forza della natura.

 













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