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Solo ombrelloni chiari, Bolzano stoppa gli esterni fai da te 

Nuove regole per i plateatici: colori sobri anche per le tende, basta pedane e box bar su misura. Aumenta la durata delle concessioni fino a 6 anni. «Anche gli spazi esterni sono beni culturali»


paolo campostrini


BOLZANO. Bolzano deve diventare una fiera del bianco. Una sfilata di ombrelloni, tende, supporti, box di servizio dai colori tenui e dalle proporzioni contenute. E le poche isole di anarchia coloristica verranno presto uniformate.

«La città deve avere un aspetto fluido ed elegante» dicono in Comune. E la Sovrintendenza: «Non dobbiamo dimenticare che pure gli spazi aperti, in molti luoghi e accanto alle architettura, sono anch’essi beni culturali».

Sono state queste le due direttrici di avanzamento estetico e politico che hanno fatto decidere al municipio di approvare il nuovo “disciplinare tecnico per gli allestimenti di suolo pubblico con arredi esterni”. Dove le parole chiave sono tre: disciplina, pubblico e esterno. Quest’ultimo spazio, pur in concessione, non appartiene ai privati che lo gestiscono ma alla comunità, dunque va disciplinato.

Fatta questa equazione, ecco che la giunta ha finalmente definito nei dettagli quelle norme generali che erano già approdate nelle piazze lo scorso anno, dopo che le Belle arti avevano comunicato al Comune le proprie esigenze sul piano della tutela paesaggistica. Ma che conservavano alcuni punti di incertezza. Come l’estensione del provvedimento (che ora verrà applicato, tempo 30 giorni, in tutto il territorio urbano), il colore di tende e ombrelloni («sobrio»), il no “quasi” assoluto alle pedane di legno («abbiamo speso molto per rifare i pavimenti della città, quindi vanno ammirati senza ostacoli», spiega l’assessora Johanna Ramoser), possibilità di installare paraventi («ma eleganti»), le misure precise dei box service («per contenere stoviglie e posate e non costringere il personale a fare avanti ed indietro), la durata delle concessioni per i progetti di esterno (prima di un solo anno, d’ora in avanti rinnovabili fino a sei).

E poi alcune deroghe temporanee. Sono salve, ad esempio, tutte le concessioni in essere fino a scadenza entro un anno dall’entrata in vigore del nuovo disciplinare. E i titolari di concessioni rilasciate secondo i vecchi criteri saranno tenuti ad adeguarsi “spontaneamente” con la presentazione di un nuovo progetto. C’erano tutti alla presentazione e del disciplinare: il Comune, con l’assessora Ramoser e la direttrice del Patrimonio Ulrike Pichler, la Provincia, con l’assessora al paesaggio Hochgruber Kuenzer e soprattutto i Beni architettonici: la soprintendente Karin Dalla Torre e il direttore d’ufficio architetto Luigi Scolari. Questi ultimi sono stati decisivi nel connettersi col Comune elaborando gli assi di avanzamento della normativa.

Era stato lo stesso municipio a coinvolgerli e, nel giro di quale mese, era apparsa la griglia disciplinare. L’altro elemento strutturale del documento risiede nel coinvolgimento delle associazioni di categoria e dei rappresentanti dei gestori alla stesura delle norme, alla fine risultate anche frutto di una serie di aggiustamenti e compromessi, soprattutto sui termini delle concessioni e sugli adeguamenti. Pagheranno tutto i gestori? «Sì ma siamo venuti incontro allargando le maglie delle concessioni e dunque i costi», replicano in Comune. «È un progetto pilota» hanno definito il disciplinare Karin Dalla Torre e Scolari. Tratto da diverse esperienze anche nelle città d’arte italiane e no e che, secondo l’assessora provinciale Maria Magdalena Hochgruber potrà servire la schema di appoggio per estendere questa visione della città anche agli altri centri del territorio. Nulla sfuggirà: anche le tabelle del menù da utilizzare all’ esterno.

 













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