Spagnolli dà lo stop: «Basta baruffe, il sindaco sono io»

Il primo cittadino sui rapporti difficili in maggioranza: «Tensioni legate anche alle scelte del Pd sulle provinciali»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. In Comune è terminata la tregua. Sindaco Luigi Spagnolli e Pd viaggiano su binari separati, i centristi minacciano l’uscita dalla maggioranza, la Svp sbuffa contro le bizze degli alleati, che ricambiano accusando la Stella alpina di blitz sul piano del traffico. «Ma alla fine il sindaco sono io», scandisce Spagnolli, che vuole chiudere la baruffa di inizio estate. Sul piano del traffico annuncia però che in autunno verrà presentato una versione modificata. Nei mesi scorsi la conflittualità si era ridotta, ma solo perché la maggioranza era appesa alla scommessa «Spagnolli si candida/non si candida». Il sindaco ha deciso di restare in Comune. Questi i risultati. Così Spagnolli.

Maggioranza divisa più che mai. Cosa sta succedendo?

«Intanto abbiamo chiuso la sessione primaverile del consiglio comunale».

Per fortuna?

«C’è bisogno di una bella pausa di riflessione. Ci sono meccanismi da assestare nella maggioranza. Credo che lo faremo».

Perché ne è convinto?

«Perché non conviene a nessuno uscire dalla maggioranza. A meno che non ci sia in giro qualcuno interessato a un suicidio politico. Tra pochi mesi ci sono le elezioni provinciali: c’è qualcuno nella maggioranza che punta a fare vincere Michaela Biancofiore e Donato Seppi?».

I centristi assicurano che questa volta la minaccia di uscire dalla maggioranza è fondata.

«La settimana prossima io e il vicesindaco Ladinser li incontreremo e cercheremo di fare in modo per renderli più felici in maggioranza. Ci sono persone nella politica bolzanina in cerca di una collocazione, penso a consiglieri come Della Ratta (Psi), Gennaccaro (Udc) e Paolo Berloffa (Unione). Sono fibrillazioni legate alle scelte del Pd per le provinciali, che non condivido. Non mi stanco di ripetere che sarebbe stato più opportuno fare sintesi. Invece ancora una volta gli italiani andranno allegramente alle elezioni divisi in dieci liste e la Svp ringrazierà».

Dal caso Benko al voto in aula su fondi ai gruppi consiliari e Put. Tra lei e Pd sono scintille. Lei non era quello indispensabile per la città che non doveva lasciare il Comune?

«Questa valutazione la lascio fare a voi».

Riuscirà a ricostruire il rapporto con il suo partito?

«Non c’è un problema tra me e il Pd, ma tra me e qualcuno nel partito. Ci sono tante teste e ognuno cerca di fare valere le proprie idee. Alla fine però il sindaco sono io: lo riconoscono anche loro».

Come risolverà il braccio di ferro sullo stop di via S. Maurizio ai non residenti?

«Ripresenteremo il Put in consiglio comunale in autunno e ascolteremo anche le proposte dell’opposizione, hai visto mai che lo votino... Il tema non è tanto via S. Maurizio, ma se nel Put devono entrare questioni specifiche, perché se ci metti via S. Maurizio allora arrivano anche via Rencio e avanti così. L’alternativa è che nel Put entrino ragionamenti generali e poi si intervenga con singoli provvedimenti».

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