«Tagli, prima ai consiglieri poi ai sindaci»

Schuler: indennità disequilibrate. In municipio si lavora tanto senza ricevere la pensione


Davide Pasquali


BOLZANO. «All'assessore Bizzo dico questo: prima di pensare ad una legge regionale volta a tagliare le indennità dei sindaci, dobbiamo tagliare le nostre». Lo ribadisce il consigliere provinciale della Svp Arnold Schuler. «Oggi guadagno il doppio di quando ero, in contemporanea, sindaco di Plaus e presidente del consorzio dei Comuni. Le indennità non sono equilibrate, rivediamole».

L'assessore provinciale Pd Roberto Bizzo ha esternato la sua volontà di portare in giunta regionale una proposta di legge volta a ridimensionare le indennità percepite dai sindaci. Dagli interessati la proposta viene rispedita al mittente: «Pensino a tagliare gli stipendi di assessori e consiglieri provinciali, e lascino stare i sindaci: lavorano tanto e non guadagnano troppo». È questo il pensiero di diversi sindaci, fra i quali Arno Kompatscher (Fié) e Peter Gasser (Naz Sciaves).

Un punto di vista illuminante al riguardo viene fornito da Arnold Schuler, ex sindaco, ex presidente del Consorzio dei Comuni, oggi consigliere provinciale. Come considera la proposta dell'assessore Bizzo? «Prima di tagliere agli altri dobbiamo tagliare a noi. Non possiamo chiedere sacrifici agli altri, senza farne prima noi, in prima persona». Per molti anni lei ha ricoperto la carica di sindaco di un piccolo paese, con poco più di 600 residenti; negli ultimi anni del suo mandato è stato inoltre eletto alla presidenza del Consorzio dei Comuni.

Due incarichi impegnativi. Quanto guadagnava, cumulando le due indennità? «Oggi, come consigliere provinciale, percepisco più del doppio. In qualità di sindaco guadagnavo poco più di duemila euro lordi al mese. Come presidente del consorzio poco più di quattromila, sempre lordi. Evidentemente le indennità non sono equilibrate. Lo dicevo da sindaco, lo ripeto da consigliere». Sarebbe da rivedere anche altro, oltre alle indennità? Il resto? «Soprattutto il resto: si devono considerare prima le resposabilità legate alla carica ricoperta. Il presidente del Consorzio, per esempio, deve gestire una struttura con sessanta dipendenti. Come consiglieri provinciali abbiamo da fare, ma... è un altro tipo di lavoro. E se guardiamo le cifre c'è una disparità». Qual è la sua ricetta? «Non voglio sparare cifre. Ripeto ciò che abbiamo scritto al nostro Obmann: si deve ridiscutere l'intera materia, il ruolo del consiglio provinciale. Dobbiamo ridefinire i compiti dei consiglieri, il loro ruolo futuro. Prima dobbiamo rafforzare il ruolo del consiglio, oggi svuotato: la giunta decide troppo».

Insomma, prima si deve decidere cosa comporti essere consigliere. Si stabiliscono prima i carichi di lavoro e solo dopo si stabilisce il quantum? «Nel documento a Theiner abbiamo avanzato questa proposta: mettiamo più soldi a disposizione del consiglio, cioè della struttura, e meno dei consiglieri, cioè delle persone. In tal modo rafforzeremo il ruolo dell'istituzione».

E coi sindaci, come la mettiamo? «Occorre rivedere l'intera situazione. Prima di parlare di indennità, anche qui dobbiamo discutere del ruolo. Oggi la gente pretende che un sindaco sia presente in ufficio l'intera giornata. In Alto Adige, non avendo applicato la legge Bassanini, non si è operata la separazione fra politica e amministrazione. Il sindaco deve pure amministrare. È più difficile, c'è più responsabilità. Però il sindaco non gode di buona uscita e non ha diritto a trattamenti pensionistici. Anche qui c'è disparità. In qualche modo si deve decidere un cambiamento. A breve, ché non abbiamo più tanto tempo».













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