Thaler: «Folle il patto con il Pd e per questo ci sarò alle primarie»

La senatrice critica il suo partito: «Succedono cose strane». Ma vuole giocarsi la partita contro Theiner e Kompatscher


di Paolo Campostrini


BOLZANO. «Sa cosa si dice? Che il più arrabbiato con lei sia Tremonti». Helga Thaler Ausserhofer sorride da sotto il più bel caschetto di Palazzo Madama: «Giulio arrabbiato? No, lui è un amico. C'è solo rimasto un po' male. Ma in fondo sono tutti amici. Ecco, vorrei che lo restassero. È questo che dovrebbe contare per la Svp: avere buoni rapporti con ognuno per poi votare quello che ci va. E invece, adesso, dopo questo patto d'acciaio con Bersani....».

Invece ora Theiner avrà un nemico in più. Peggio, una nemica. Primo, perchè in un Senato dove la Svp sarà pienamente immersa in una coalizione, Helga Thaler ha deciso di non tornarci più; secondo, perchè proverà a dare battaglia nel partito. Per diventare Landeshauptmann, o come diavolo si dirà, visto che sarebbe la prima donna capitana. A guidare l'ala della dissidenza liberista sarà lei, la pragmatica che sa far di conto, esperta di bilanci più che di manovre. Nel tempo, e a vario titolo, accreditata di una "liaison dangereuse", di un filo speciale che la legava ad Andreotti e poi a Tremonti, in ogni caso a parlamentari vagamente asimmetrici rispetto alla linea. E comunque ben asseragliata nella ridotta parlamentare del realismo politico a tutti i costi, insensibile alle sirene ideologiche e al buonismo statutario, in nome di una Svp ben salda nei suoi principi di autonomia e indipendenza. Lesta a prendere tutto quelle che serve in nome di un «blockfrei» quasi esistenziale, pre-politico, "di natura". Dice : « O siamo Sammelpartei o non lo siamo. Come possiamo esserlo se ci mettiamo addosso un colore politico? »

Già, come potete?

«Semplicemente non possiamo. La Svp vuole rappresentare tre gruppi etnici e tutto l'arco costituzionale territoriale, dalla destra liberale alla sinistra degli Arbeitnehmer, ma anche l'ecologismo e il commercio, la tradizione e gli imprenditori. Come si fa a farlo stando organici col Pd?»

Difficile?

«Impossibile. Che succede se dovremo far passare tagli di bilancio che ci penalizzano? Come ci muoveremo se la politica e le circostanze forzeranno i contenuti degli accordi?».

Già c'è stato il discorso di Bersani...

«Sa quanti mi hanno chiamato per questo? Un sacco di gente che protestava e mi diceva: visto? Ecco cosa succede a concedersi armi e bagagli, questi nostri nuovi alleati parlano già di autonomia privilegiata».

Ma poi è arrivata la rettifica con troupe inviata apposta per l'occasione.

«Sì, ho visto. È stata un'idea del mio amico Bressa, in pratica l'artefice dell'operazione. Questa volta è stato messo un cerotto. Ma non si potrà andare sempre avanti così. Il Pd avrà le sue esigenze. E quando sarà al Governo aumenteranno. Non potrà stare a guardare cosa succede a Bolzano prima di ogni taglio».

Così ha deciso di non andare in pensione...

«In un primo momento di sono detta: torno in Alto Adige e faccio la normale iscritta. Qualche riunione e basta. Mi metto a pensare alla famiglia che non mi vede mai. Poi ho letto del patto d'acciaio e ho visto subito che tanti nostri elettori sono rimasti incerti, alcuni totalmente contrari. Molti sicuramente sospettosi. E così ho pensato che si doveva far parlare loro, più che me. Io sarò un tramite. Cercherò di rappresentare la Svp come l'abbiamo conosciuta».

Un partito isolato?

«Non isolato, equidistante. È naturale che si vada d'accordo con il centrosinistra. Collaboriamo da sempre anche a Bolzano. Ma Roma è un'altra cosa. Le dinamiche sono diverse, si ragiona in termini nazionali, ed è giusto. Ma noi no, non la Svp. Dovrebbe semplicemente fare il cane da guardia dell'autonomia. Noi ascoltiamo, siamo educati con tutti ma dobbiamo essere liberi di dire sì o no a seconda se le leggi ci siano o no favorevoli».

Anche sì al Pdl?

«E perché no? Le competenze non hanno colore. E con altri governi ne abbiamo avute molte. Ma direi: anche i tagli non hanno colore. E Monti ci ha massacrato. E adesso Monti è alleato del Pd. E allora: cosa faremo se Monti, metti caso, sarà il ministro dell'economia? Può cambiare, tagliare meno ma non possiamo legarci mani e piedi in anticipo».

Avete paura dei Freiheitlichen?

«La Svp fa un altro lavoro. Possiamo perdere qualcosa di fronte agli estremismi perché loro urlano e noi dobbiamo governare e essere lucidi. Ma è chiaro che mettersi subito con la sinistra può far venire il mal di pancia a qualche nostro elettore e favorire i nostri avversari soprattutto in periferia».

Per questo farà le primarie?

«Chiariamo subito: io non rappresento nè rappresenterò me stessa ma i valori in cui credo. E tra i miei valori c'è l'autonomia del partito. Sento che tanta gente pensa la stessa cosa. Questo farò, darò voce a questi valori e a questa gente».

La Svp sta cambiando?

«Succedono cose strane».

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