Tredicenne violentata al Lido: a processo

Dopo un anno di terapia la ragazza denuncia tutto: bolzanino rinviato a giudizio


Susanna Petrone


BOLZANO. Fa caldo. Troppo caldo. Per questo decide di andare in piscina. Mette in borsa il bikini e l'asciugamano e va al lido. Incontra un amico. Ha trenta anni. Simpatico. Dopo un tuffo in piscina fa due chiacchiere con l'uomo. Poi si assenta due minuti per andare in bagno. Non l'avesse mai fatto: l'uomo l'ha seguita, con forza riesce ad aprire la porta e la violenta. Lei ha tredici anni. E' sotto choc. Cerca di «cancellare» l'accaduto. Ma non può. Incubi la perseguitano. La spensieratezza che si ha solo a quell'età è sparita. Non esce più. Non parla più con nessuno. Decide di rivolgersi ad una psicologa. E passo dopo passo riesce a ricostruire il dramma di quel giorno. Poi, all'improvviso, ritrova le immagini di quel giorno nascoste da qualche parte nella sua testa. Trova la forza di dire tutto ai genitori e a denunciare il 30enne che l'avrebbe violentata. Ma lui nega.

Ora sarà il giudice a dover scoprire la verità. I fatti sarebbero avvenuti nell'estate del 2008 al lido di Bolzano. Ma solo un anno dopo la tredicenne denuncia l'uomo. Dice ai genitori: sono andata in bagno, ha forzato la porta, mi ha violentata, non ho potuto fare niente. Immediatamente viene presentata denuncia e il pm Donatella Marchesini apre un'indagine che ieri ha portato al rinvio a giudizio del trentenne. A chiedere il procedimento sono stati i difensori dell'uomo, gli avvocati Nicola Nettis e Sara Carsaniga, che vogliono che venga stabilità la verità.

Il giudice dell'udienza preliminare Walter Pelino, dunque, ha rinviato a giudizio il 30enne. In primavera partirà il processo. Sulla vicenda la Procura ha sempre mantenuto il massimo riserbo per tutelare l'identità della presunta vittima. Secondo le dichiarazioni della ragazza l'uomo avrebbe forzato la porta del bagno violentandola. Poi il buio. La giovane vittima non avrebbe retto lo choc, cancellando parte dell'accaduto dalla propria memoria. Ma la studentessa bolzanina era cambiata. Lo avrebbero confermato i genitori preoccupati: un giorno avrebbe smesso di sorridere, mangiare, dormire, uscire. La 13enne si sarebbe chiusa in un silenzio spaventoso. Poi i genitori si rivolgono ad una psicologa: dopo un anno di terapia riesce a «sbloccare» lo choc della 13enne. Solo a quel punto la presunta vittima avrebbe trovato il coraggio di parlare con la madre e il padre, per poi rivolgersi alla polizia giudiziaria e al magistrato raccontando tutto. Ma il 30enne nega tutto: «Il nostro cliente - spiega l'avvocato Nettis - ha detto di essere caduto dalle nuvole quando ha saputo della denuncia. Per questo motivo abbiamo chiesto che si vada a processo, affinché emerga la verità. Per il resto preferiamo non rilasciare altre dichiarazioni».

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