«Troppi cinesi non rispettano le regole»

Dopo le false licenze, i commercianti chiedono chiarezza: «Molto nero e rischio clandestini»


Valeria Frangipane


BOLZANO. «Troppi cinesi non rispettano le regole a cui tutti noi siamo costretti. Aprire locali a ripetizione, con dei certificati falsi, è molto più facile». La Guardia di Finanza ordina i sigilli a 25 tra bar, ristoranti, rosticcerie e minimarket cinesi anche a Bolzano perché lavorano con licenze contraffatte ed i rappresentanti dei commercianti di Unione (Dado Duzzi) e Confesercenti (Domenico Sacco, Mirco Benetello) prendono posizione: «Non vogliamo criminalizzare tutti i cinesi ma da anni sosteniamo che c'è qualcosa che non funziona vista la rapidità con la quale hanno comprato o aperto circa 150 locali anche per questo ben venga l'inchiesta della Finanza. È fondamentale, infatti, che tutti giochino con le stesse regole, che i dipendenti non lavorino in nero e non siano sfruttati e che vengano rispettate le elementari norme igieniche».

E Duzzi rincara la dose: «Troppe attività messe in piedi dai cinesi anche in città servono da paravento per riciclare il denaro che arriva dall'immigrazione clandestina. Chiediamo chiarezza e trasparenza anche su questo punto». L'indagine delle Fiamme gialle di Padova, coinvolge esercizi di tutta Italia, aperti con "certificati per l'attività di somministrazione e vendita di prodotti alimentari" - in gergo Rec - tarocchi. Certificati comprati con 1.800 euro da commercialisti compiacenti per evitare il corso di 120 ore con

Fabiola Petilli, direttrice dell'Ufficio licenze del Comune - spiega che sul suo tavolo non è arrivato dalla Finanza di Padova ancora nessun documento. «Certo, se i Rec sono falsi allora mancano i presupposti per il rilascio della licenza e noi siamo chiamati ad intervenire». Tecnicamente chi rilascia la licenza? «Il Comune». Ma allora stava a voi controllare i Rec? «No, alla Camera di commercio. In soldoni gli uffici di via Alto Adige controllano i certificati e danno a noi il nulla osta al rilascio della licenza. Tutto qui». Ma voi controllate qualcosa? «Certo, ma abbiamo in mano solo documenti corretti. È la Camera di commercio semmai - se le accuse verranno confermate - ad aver ricevuto a suo tempo documenti contraffatti».

Intanto i commercianti sono molto preoccupati. Sacco, presidente di Confesercenti, dice senza mezzi termini che il fenomeno è allarmante e va stroncato: «Il Rec fornisce norme basilari per maneggiare gli alimenti e le bevande, se chi lavora non ha mai fatto un corso allora la professionalità che ci propone è pari allo zero ed è potenzialmente un pericolo per me e per gli altri».

Benetello, responsabile dei pubblici esercizi per Confesercenti, è chiaro: «Sono garantista ma chiedo che venga fatta chiarezza perché le regole devono essere uguali per tutti altrimenti il sistema salta». Duzzi, vicepresidente dell'Unione è caustico: «Sappiamo da anni che dietro l'apertura a ripetizione di bar, ristoranti, rosticcerie e minimarket c'era un sistema poco trasparente ed adesso, per fortuna, grazie all'indagine della Finanza, si sta muovendo qualcosa. Il problema è che gira troppo nero e troppi clandestini che per arrivare in Italia pagano dai 20 ai 25 mila euro. Mi risulta che non tutti i bar in mano ai cinesi lavorino bene, che ci sia anche chi batte scontrini falsi per nascondere attività illecite di vario tipo ed immettere così sul mercato denaro ripulito».

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