«Tutto andrà bene» Il liceo legge Camus 

I video su Youtube. 52 ragazzi del Carducci leggeranno da casa I docenti: un romanzo molto significativo in quest’epoca di pandemia



Bolzano, “Tutto andrà bene”, con la Peste di Camus.

Bella iniziativa del liceo “Carducci” di Bolzano in questi giorni di pandemia, isolamento e didattica a distanza: leggere a turno uno dei romanzi più significativi del ‘900, La peste di Albert Camus, pubblicato nel 1947. I lettori sono 52 studenti; leggeranno, alternandosi in video realizzati da loro stessi, l’intero romanzo; alcuni in francese, altri nella traduzione italiana. Ogni giorno verranno postati tre video sul canale Youtube del liceo Carducci (liceocarducci-bz.edu.it/canale-youtube/) a disposizione, dunque, di chiunque voglia seguire la lettura.

L’idea è stata della professoressa Cinzia Butelli: “In questo momento così surreale e difficile la letteratura (e la musica) sono di grande conforto. Il romanzo di Camus, riletto in mezzo a una pandemia, offre molti spunti di riflessione e molti passaggi commoventi”. Fondamentale è stata la collaborazione della docente di francese Novella Carpanese: “Camus non ha vissuto direttamente epidemie ma conosce la sofferenza, visto che all’età di 17 anni è stato colpito dalla tubercolosi, una malattia per la quale all’epoca non esisteva una cura. Analizza il dolore e la sofferenza attraverso un’epidemia e ne offre un ritratto così fedele ad oggi, in tante parti, da quelle sanitarie e biologiche a quelle umane, da impressionare ogni lettore. Nel romanzo la moglie del dottore dice: “Tout ira bien”. Quell’espressione “andrà tutto bene” che sventola dalle finestre dei nostri condomini è già stata detta qui, nelle prime pagine del libro.

La vicenda narrata da Camus inizia con una moria di topi; le autorità, pur temendo il peggio, minimizzano e rimandano ogni decisione, finché la gente comincia a morire. Allora si chiude la città e i cittadini vengono chiusi nelle proprie case con sempre maggiori restrizioni, mentre il male attacca anche i polmoni, i morti aumentano e progressivamente vengono destinati alla cremazione senza che i parenti possano confortarli o partecipare alle esequie.

La letteratura spesso ci aiuta a dare senso alla nostra esistenza, specie quando le domande ci assalgono e riesce difficile trovare delle risposte. In questi giorni di pandemia ritroviamo il nostro stato d’animo nel pensiero di Camus. “Rieux, il medico - dice la professoressa Carpanese - ci insegna la generosità, la dedizione, la convinzione che, se il lavoro è fatto bene, anche la guerra sarà vinta. Ma possiamo identificarci con Rambert, che vuol fuggire perché si sente prigioniero per una colpa non sua; oppure con Padre Paneloux, che interpreta la peste come una prova inviata da un dio che vuole richiamare a sé l’uomo”.

Leggendo il romanzo sicuramente non sembrerà strano il comportamento dei tanti Oranesi - gli abitanti della città algerina dov’è ambientato il romanzo - che si sono sentiti invincibili finché il morbo non ha toccato anche loro. Esperienze e stati d’animo che stiamo sperimentando oggi.

Alla fine l’epidemia si ferma, viene riaperta la città, la gente fa festa, ma il dottor Rieux avverte che bisogna continuare a stare attenti perché l’epidemia può ritornare.

Essa tuttavia è servita a creare il senso di comunità e di solidarietà, la vera forza per combattere il male, nel romanzo e nella nostra realtà.













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