LA STORIA

Un tuffo nell’Adige a settant’anni

Alexander Pernter protagonista di un video virale sui social



ORA. L’Adige lo conosce come le sue tasche e scavando nel suo passato suona assai meno strano che Alexander Pernter, 70enne agricoltore in pensione di Ora, abbia deciso l’altro giorno di concedersi un tuffo refrigerante nel fiume saltando da un ponte di 9 metri. Il video del balzo ha fatto ben presto il giro del web sui social network diventando virale per tutti i rischi annessi: dall’età alla corrente dell’acqua.

Pernter, come le è venuto in mente di lanciarsi dal ponte di Ora? «L’avevo già fatto 30 anni fa e mi è tornata la voglia di provare quel brivido. Non si tratta, comunque, di un gesto insensato e pieno di pericoli: ho fatto diversi studi prima di concedermelo». Quali? «Prima di tutto so perfettamente che in quel punto la profondità è tale da non rappresentare un rischio per la forza dell’acqua. La ghiaia, poi, è molto lontana e non si alza con i flutti. Una volta in acqua, infatti, si ha tutta la tranquillità di tornare a galla e, con qualche bracciata, tornare a riva». Dove, stavolta, ha trovato qualcuno che l’ha ripresa in un video. «Sì, non era previsto - ride - ma un ragazzo che prendeva il sole con l’asciugamano mi ha chiesto se poteva registrarmi. Io ero solo contento. L’ho fatto per me, non certo per la notorietà su internet». Scusi, ma fisicamente come ci si prepara a un salto del genere? «Onestamente non è nulla di così complicato. Persino il tuffo non è perfetto perchè da quell’altezza lo stacco non ti permette di essere così preciso. È più importante infilarsi in acqua esattamente nel punto giusto. In realtà la difficoltà più grande è stata un’altra». Trovare il coraggio di lanciarsi? «No, essere senza lenti degli occhiali. Ho fatto un po’ fatica a calcolare visivamente la distanza». C’è, nel passato di Pernter, un precedente che parla da solo. «Vivevo a Montagna con mio padre e lui doveva raggiungere Castelfeder. Non c’era l’autostrada e tantomeno il cavalcavia di oggi così, per evitare di dover perdere tempo con il giro da Egna, attraversavamo direttamente l’Adige. Mi tenevo al grembiule di papà e arrivavo dall’altra parte. Semplice».

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