Via Cadorna, ecco i paletti da rispettare

Carraro (Provincia): «Il rischio deve scendere da alto a medio». Il Comune: «Niente ricorso, l’iter ripartirà da zero»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Per costruire in zona H3, ovvero con un pericolo elevato, «bisogna necessariamente adottare una serie di accorgimenti». La vicenda è quella, ormai nota, di via Cadorna, dove il Tar - accogliendo i ricorsi di alcuni vicini e del condominio Verena - ha annullato la concessione edilizia rilasciata dal Comune (che non intende ricorrere al Consiglio di Stato) due anni fa. L'area dove un tempo c'erano i campi da tennis è stata trasformata da zona per impianti sportivi a zona d'espansione residenziale. Il cantiere, adesso, è bloccato e ci vorranno 6-9 mesi per farlo ripartire, posto che vengano fornite tutte le necessarie garanzie dal punto di vista idrogeologico, per un’area a pochi metri dal Talvera. I soci di Confcoop e Kvw sono allarmati, perché hanno già versato 5 milioni di euro a titolo di anticipo, ma l'iter da seguire «non sarà breve e ripartirà da zero», spiegano in Comune.

Abbiamo chiesto il parere di due professionisti non direttamente coinvolti nella vicenda: Alfred Psenner, membro della Consulta dell'Ordine dei geologi del Trentino Alto Adige, e Claudio Carraro, vicedirettore dell'ufficio geologia e prove materiali della Provincia di Bolzano. «Anche in H3 - spiega Carraro - è possibile costruire, a patto che vengano adottate tutte le precauzioni necessarie che consentano di abbassare il rischio da elevato a medio, scendendo quindi in H2. A prescindere dal caso concreto, in assoluto si può sopraelevare l'edificio, si può evitare di costruire finestre su un determinato lato o realizzare dei muri di contenimento più spessi. Diciamo che si può costruire in H3 se ci sono le condizioni per adottare i necessari accorgimenti in termini di sicurezza. Se una zona è rossa e non gialla, ad esempio, vuol dire che sono state fatte delle simulazioni sui possibili eventi in caso di piena e bisogna tenerne assolutamente conto».

C'è chi sottolinea che in zona ci sono comunque - da parecchi anni - molte altre case. «Ma il piano di rischio idrogeologico vale, appunto, solo per le nuove costruzioni - conclude Carraro - e serve a ridurre al minimo i possibili rischi».

Alfred Psenner è membro della Consulta dell'Ordine dei geologi. «L'ubicazione in H3 non esclude di per sé la possibilità di costruire. Bisogna valutare i possibili rischi legati all'ubicazione dell'alveo del fiume per adottare tutti gli accorgimenti necessari in caso di alluvioni. La provincia di Bolzano ha una particolare conformazione e ciò comporta che non di rado si costruisca anche in H3, ovvero in una zona con pericolo elevato, ma solo dopo aver fatto tutte le opportune valutazioni. Il piano di rischio del Comune di Bolzano due anni fa ancora non c’era ma ritengo che la giunta difficilmente avrebbe approvato un progetto che contraddice le informazioni in esso contenute».

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