Bolzano

Via Torino, vandali e spaccio: residenti esasperati

Gli abitanti al civico 67 delle palazzine Ipes: «Si ubriacano, fumano spinelli e si lasciano andare a intemperanze di ogni genere». Non mancano nemmeno le scritte e i disegni osceni tracciati sulle pareti dei palazzi. L’incontro con la presidente Tosolini slitta al 26 settembre 


Paolo Tagliente


BOLZANO. Le chiome delle piante ad alto fusto che circondano gli edifici garantiscono l’ombra per tutto l’arco della giornata e le poche decine di metri che separano i condomini da via Torino offrono una certa tranquillità rispetto al trambusto proveniente dalla strada.

Il gruppo di palazzine Ipes al civico 67 (A, B, C, D, E, F e G), insomma, potrebbe essere il posto ideale in cui vivere. Potrebbe. Ma non lo è più. Da almeno sette anni, stando a quanto riferiscono alcuni dei residenti, infatti, una parte dell’area verde più interna, quella vicina alla passeggiata che costeggia l’Isarco, viene quotidianamente frequentata e occupata da gruppi di ragazzi che, a detta degli stessi residenti, arrivano da tutta la città e anche da Laives.

Non ci sarebbe nulla di male se non fosse che gli spazi in questione sono privati e alcuni cartelli, più che chiari e sistemati proprio all’entrata dei vialetti, ne vietano l’accesso ai non residenti. E anche in questo caso, nonostante il divieto ignorato, la situazione sarebbe ancora tollerabile se i ragazzi in questione si comportassero in maniera civile. Cosa che, purtroppo, non accade.

Di solito arrivano già nel primo pomeriggio, alla spicciolata, ma a volte l’occupazione inizia addirittura al mattina. Sì, perché di vera e propria occupazione si tratta. Ragazzi e ragazze, a gruppi più o meno numerosi - non di rado se ne contano fino a una trentina - , si accampano su e attorno a un vecchio tavolo di legno. Oppure si impossessano dei vicini giochi per i bambini. E lì bivaccano fino a notte fonda. Urlano, ridono, parlano a voce alta.

Tanti arrivano in sella a chiassosi scooter su cui poi scorrazzano per ore tra i palazzi. Durante le lunghe ore di permanenza, ovviamente, i giovani non giocano né a carte né a dama.

«Bevono come spugne e si ubriacano, fumano spinelli e si lasciano andare a intemperanze di ogni genere», racconta uno degli inquilini. I resti delle notti brave sono ben visibili al mattino, con bottiglie di birra, vino e superalcolici, cocci di vetro e sporcizia di ogni genere lasciate un po’ ovunque. Non mancano nemmeno le scritte e i disegni osceni tracciati sulle pareti dei palazzi. E il fatto che questi vandalismi vengano quasi sempre ricoperti rappresenta quasi un incentivo a farne di nuovi. Un quadretto accompagnato dagli inconfondibili miasmi di urina e altre sostanze organiche. «Qui non si dorme più, tenere aperte le finestre è impossibile e anche avventurarsi fuori casa, dopo una certa ora, non è proprio un’esperienza piacevole».

Ce ne sarebbe abbastanza per giustificare la rabbia dei residenti, insomma, ma non è finita. Fiorente è il mercato dello spaccio, gestito con indubbia oculatezza e mentalità imprenditoriale da qualcuno che vive in uno degli alloggi Ipes e che non disdegna nemmeno il furto e la vendita di biciclette. Giustificata, quindi, la paura degli inquilini più anziani a cui spesso vengono suonati i campanelli in piena notte e che ormai vivono barricati in casa. Giustificata, invece, la rabbia degli altri residenti che, in più occasioni, hanno chiesto l’intervento delle forze dell’ordine.

«Polizia e carabinieri arrivano sempre – racconta un uomo – ma, alla vista dei lampeggianti, i ragazzi imboccano le molte vie di fuga offerte dagli edifici e quando arrivano le pattuglie non c’è più nessuno. Sono anni che chiediamo interventi agli amministratori delle palazzine e all’Ipes stessa. Avevamo anche proposto dai fare presidiare gli spazi da una guardia giurata. Ma non è mai stato fatto nulla. Ora abbiamo fissato un appuntamento con la presidente di Ipes, Francesca Tosolini, alla guida dell’istituto dal 2020.

L’incontro è slittato al 26 settembre prossimo, il giorno dopo le elezioni.

La questione è presto riassunta – conclude un signore –: questi spazi sono privati e il divieto deve essere rispettato. Qui siamo tutti davvero esasperati».













Altre notizie

Attualità