Il figlio ha portato le ceneri a Bressanone

Voleva vedere il PapaCi arriva nell'urna

Domenica 10 agosto, Bressanone. In piazza Duomo ci sono oltre novemila fedeli per l'Angelus del Papa. Gli sguardi degli uomini della sicurezza sono puntati su Rudy Faccin Von Steidl, fotografo di moda genovese, che ha in mano un’urna. Dentro ci sono le ceneri della madre. «Mi piacerebbe tornare nella mia città a vedere il Papa», gli aveva detto la donna. Il giorno dopo doveva venire in Alto Adige, dove è nata. E invece proprio quel giorno è morta. Ma Rudy ha preparato l’appuntamento con il Papa.



Questa è la storia dell’amore di un figlio per la madre. Inizia due settimane fa sul mare, a Genova, e si conclude il 10 agosto tra le montagne, a Bressanone, residenza estiva di Benedetto XVI. Domenica scorsa, durante l’Angelus, alcuni fedeli avevano notato Rudy. Un viso che non si scorda: due metri, capelli grigi raccolti in un codino, barba di tre giorni e abiti rigorosamente neri. «Come ogni fotografo di moda», ironizza il 58enne genovese. Era circondato dagli uomini della sicurezza. Tra tra le mani - al posto della macchina fotografica - un’urna di ferro. Dentro c’erano le ceneri di Frieda Conci, la madre defunta quindici giorni prima.
 27 luglio, Genova. Nell’appartamento affacciato sul mare le valige sono pronte. «Hai preso il mio cappello grigio», chiede Frieda al figlio. «Tutto a posto, domani si va a Bressanone». Una vacanza per rivedere i parenti altoatesini, come ogni estate. Quest’anno, però, il soggiorno ha un sapore particolare perché - oltre ai cugini - in val d’Isarco c’è Benedetto XVI. Bressanone, un viaggio nei ricordi per Frieda, nata 97 anni prima a Varna. L’Alto Adige era ancora asburgico. Frieda abitava al Brixnerhof - oggi palazzo d’epoca adibito a uffici - dove durante la guerra la sua famiglia aveva salvato un gruppo di ebrei dalla ferocia dei nazisti. Poi, nel 1948, l’incontro con monsieur Faccin, un francese che sarebbe diventato l’uomo della sua vita. Una volta sposati si trasferirono a Genova, dove è nato Rudy. Forse, prima di andare a letto, Frieda rivede ancora una volta queste immagini in bianco e nero. «Mamma, dormi. Domani andiamo dal Papa», dice Rudy. Frieda chiude gli occhi, ma non si sveglierà mai più. Il giorno dopo il Pontefice arriva a Bressanone per trascorrere le vacanze. Rudy è lacerato dal dolore. Aveva vissuto sempre insieme alla madre: «Ho rinunciato a tante opportunità per stare con lei, ma non mi è mai pesato». Dopo due giorni si celebra il funerale. Poi la cremazione e Rudy si decide: «Il suo ultimo desiderio era vedere il Papa ed io la farò benedire da Benedetto XVI». Una missione difficile. Inizia la trafila burocratica. Una volta cremata la salma, Rudy fa i documenti per l’affidamento dell’urna. A Bressanone il Papa ha celebrato il primo Angelus. Il tempo stringe, ma venerdì 8 agosto è tutto pronto. Il genovese avvolge l’urna in una borsa nera e sale in macchina. Si parte. Sabato trascorre tutta la giornata a cercare un responsabile delle forze dell’ordine, ma non riesce a contattare nessuno. «Non potevo andare in piazza senza avvisare la sicurezza. Se avessi alzato l’urna durante la preghiera, avrei rischiato di farmi abbattere da un cecchino». Domenica è il gran giorno. Il fotografo prende la borsa e si avvia verso il centro della città. Raggiunge un carabiniere e gli spiega il suo problema: la morte, la cremazione e quella benedizione del Pontefice, un regalo per la mamma che non c’è più. Dopo un attimo di sgomento, l’appuntato avvisa i superiori. Inizia un’altra trafila: polizia, carabinieri, digos, guardie papali, servizi segreti. «Tutti molto professionali e disponibili». I dirigenti esaminano il caso: si può fare, la signora Frieda riceverà la benedizione. A mezzogiorno gli agenti scortano Rudy vicino al Palazzo vescovile, a dieci metri dalla piazza. Dal palco il Pontefice condanna la ricerca di eccessi dei giovani. Novemila fedeli lo acclamano: “Benedetto, Benedetto, Benedetto...”. Il genovese stringe l’urna al petto e prega. Il Papa parla della guerra in Ossezia, la folla ammutolisce. Poi la benedizione. «Mamma, è fatta», pensa Rudy. «Un momento di profonda fede. Sono riuscito a dimostrarle il mio affetto». Il fotografo ringrazia le forze dell’ordine e il giorno dopo riparte. In auto al suo fianco c’è sempre l’urna. Anche quando in A22 viene superato dalla macchina che trasporta Benedetto XVI all’aeroporto. Un ultimo saluto a 120 km/h. Ora l’urna con le ceneri di Frieda è nella casa di Genova. Di fronte al mare. Dopo l’esperienza di Bressanone, però, il figlio pensa ad un altro dono. «Andare in Vaticano e ricevere una benedizione particolare alla memoria di mia madre».













Altre notizie

Attualità