il caso

Famiglia sfrattata a Chiusa: «Con 4 figli non so dove andare» 

Due coniugi di origine albanese si sono trovati da ieri in strada e hanno chiesto aiuto a Comune, carabinieri e Ipes  «Sono da anni in graduatoria per un alloggio sociale, niente. Ci hanno detto di andare in albergo a 3 mila euro a settimana»


fausto da deppo


CHIUSA. Un quarantenne, K. G. e la moglie erano ieri davanti al municipio di Chiusa, in Città Alta. Erano appena rimasti senza casa, erano stati sfrattati, e volevano chiedere al sindaco Peter Gasser un aiuto. Si erano subito rivolti ai carabinieri, avevano già contattato l’Ipes, l’Istituto per l’edilizia sociale dell’Alto Adige, ma “a parte la disponibilità del militare dell’Arma – dice l’uomo – non avevamo ottenuto risposte”. “Intanto – prosegue il 44enne, dal 1998 in Italia – stasera non sappiamo cosa fare. Abbiamo un figlio di 2 anni, un’altra di 4 da recuperare all’asilo, altri due figli di 6 e 12 anni che sono a scuola. Per una settimana siamo sistemati in un albergo, poi forse dovremo dormire in macchina”.

K.G. e la moglie sono di origine albanese. Lui aspetta la cittadinanza italiana, che la donna invece ha. “Siamo da circa 10 anni a Chiusa - continua lui – e da 10 anni facciamo domanda di un alloggio all’Ipes e adesso, dopo lo sfratto, all’Istituto ci hanno spiegato che la nostra non è un’emergenza e che altre famiglie, 6 solo a Chiusa, sono in emergenza”.

Fino a ieri, la famiglia ha abitato in un appartamento in Città Alta: “Ci andava bene – aggiunge l’uomo, che lavora in una ditta di Campo Tures – anche se c’era la muffa e non era l’ideale per il figlio più grande che soffre di asma. Anch’io, ogni tanto, mi mettevo a dormire in salotto, per via della muffa, ma era una casa e l’affitto l’ho sempre pagato, 500 euro. Come ho sempre fatto tutto in regola... Poi il proprietario ha richiesto la casa, gli serviva. È partita la procedura di sfratto, siamo anche andati in tribunale e mi sono trovato a pagare più di 4 mila euro di spese legali, finché oggi (ieri, ndr) sono arrivati giudice e carabinieri e noi siamo finiti fuori casa”.

I carabinieri “hanno dato una mano, siamo andati con loro in Comune e lì ho spiegato un’altra volta ancora che da anni, con lo sfratto sulla testa, cerco un’altra casa. Chiunque può chiedere in giro a tutti quelli che mettono annunci di case in affitto e diranno che è vero che li ho contattati. Ma non è facile trovare una casa e un affitto che non sia alto per una famiglia con quattro figli e uno stipendio, senza sussidi. Qualcuno ci ha suggerito di andare in albergo e sono venuti fuori conti da 3.000 euro a settimana...”

Ora per una settimana si va, poi “resta l’auto o andare al parco qui a Chiusa anche perché – lo sfogo diventa amaro – i conoscenti hanno sempre un’urgenza a cui badare quando chiedi un aiuto tipo ospitare una famiglia. So che succede così, come capisco il proprietario della casa dove stavamo. Ne aveva bisogno. Ne abbiamo bisogno noi, io senza casa potrei perdere il lavoro”.

“Qualcuno ci ha detto che siamo troppi, 2 adulti e 4 bambini, ma dobbiamo forse dividerci? Magari io resto a dormire in un container della ditta per cui lavoro... Mi viene quasi da ridere”, considera l’uomo, che poi torna alle cose tanto urgenti che gli cascano addosso: “Senza casa, dovrò togliere i figli grandi da scuola e devo inventarmi qualcosa, con poche cose messe in una valigia e il resto lasciate nella casa dove non stiamo più”.

 













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