Le voci del Novecento prendono vita sulla carta e ci parlano di umanità  

Vipitenesi. Ecco i protagonisti delle pagine dedicate a storie comuni che diventano speciali


Sara Martinello


Vipiteno. «“Grazie” è la parola che meglio sintetizza il mio stato d’animo in questa giornata che conclude un lungo percorso tracciato già negli anni ‘80 con Fausto Ruggera, un grande amico, che raccolse il mio desiderio di raccontare le vicende umane di semplici famiglie che emigrando in cerca di lavoro con grandi sacrifici sono riuscite a integrarsi costruendo comunità, rispettando e riuscendo a farsi rispettare».

Sono le parole che aprono l’intervento di Giulio Todesco alla presentazione pubblica di “Vipitenesi. Storia di una comunità dalle origini al dopoguerra”, il volume di Caterina Fantoni per Artestampa. Ciro Coppola, Giulio e Maurizio Todesco, Graziana Crestani e il vicesindaco e presidente del Comitato di educazione permanente Fabio Cola: sono loro che con dedizione e professionalità hanno raccolto fotografie e interviste, aiutando Fantoni nella redazione di un’opera apprezzatissima ben oltre i confini di Vipiteno. Ad agosto non poteva sospettare, Todesco, che quel libro trovato nella casa dei miei genitori mi avrebbe affascinata al punto di salire fin quasi al Brennero per incontrare alcuni (pochissimi, le storie nel libro sono decine!) dei protagonisti di quest’impresa e del Novecento vipitenese.

Nelle ultime due settimane su questa pagina abbiamo visto passare tanti di loro. Caterina, Ciro e Maurizio ci hanno spiegato l’operazione, Norma ci ha offerto la voce della generazione ante Autonomia, Adriana e Pierina ci hanno parlato dei masi di Flanes e della vita tra dopoguerra e boom economico, Marco ci ha raccontato del bar Alpino, Antonio Buzzini ci ha portati tra la terra più nera e il cielo più candido, Fabio ci ha mostrato che non possiamo più lasciarci definire dal gruppo linguistico. Caterina ci ha portati negli anni Cinquanta, quando la sua nonna Luigina Masera Kaswalder apriva la strada alle donne in un mondo chiuso e maschile. Abbiamo appreso con dolore della scomparsa di Noemi Mattedi Baldessari, una persona di buon cuore che durante l’Alpenvorland donava il proprio cibo a una prigioniera dei nazisti e che prima di lasciare la sua Vipiteno, la sua terra, ha consegnato a tutte e tutti noi la sua storia. Perché ne facciamo tesoro.

Ieri, nell’articolo dedicato al vicesindaco, si parlava di un legame tra la parola “comunità” e la critica al gruppo linguistico italiano in politica. Ricordate i diagrammi di Venn? Comunità è un gruppo di persone legate da una caratteristica che le isola all’interno di un insieme più grande. Se non si esce dal binarismo, se non si fanno sfumare i bordi etnici, si rischia di diventare specie protetta. Conseguenza principale, nelle periferie a prevalenza “tedesca”, è che in politica al gruppo “italiano” siano intestate competenze definite solo in base alla lingua. La scuola italiana, la cultura italiana. In “Vipitenesi” la comunità è nel mito, nella storia delle stesse persone che quella comunità l’hanno costituita. A costruirla sono state le leggi e la politica, a sottrarla a questo inquadramento sono stati i piccoli grandi legami umani.

«Fausto il suo entusiasmo lo riversò sul giovane giornalista Marzano – spiega Giulio Todesco – che con professionalità riuscì a descrivere le prime esperienze della comunità italiana, quella vera, non imposta, nata nel dopoguerra all’ombra dell’oratorio Maria Schutz con don Angelo. Quel manoscritto prese luce molti anni dopo grazie a un altro grande amico, Fabio Cammelli, che ha messo nei suoi libri e diverse guide tutta la sua professionalità ma soprattutto il suo grande amore per le nostre montagne e per la nostra città. Questo progetto lo voglio paragonare a una salita in montagna con la fatica fisica paragonabile alle difficoltà dei nostri genitori nell’abbandonare i loro paesi e quelle della non sempre facile convivenza. Il rifugio o la cima non sono conquiste, sono traguardi, e per ricordare si fa una firma sul libro di vetta. Questo libro è la firma di vetta a conclusione di un lavoro che spero possa far conoscere meglio la nostra Vipiteno e sappia far ricordare con generosità quelli che ci hanno preceduti».

Le letture servono, però c’è sempre un pezzetto mancante nella cornice di questo puzzle della consapevolezza storica, civica e personale. È l’umano. Così, come Caterina, Giulio, Ciro, Graziana, Fabio e Maurizio, sono andata in cerca delle persone.

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