IL FENOMENO

Coronavirus, in Alto Adige il Covid ha aggravato l'emergenza suicidi

Il bilancio della rete che fa riferimento alla Caritas dopo i mesi di pandemia: “Rafforzare ulteriormente la prevenzione. Enorme la pressione sui soccorritori" (foto tema Ansa)



BOLZANO. Gli effetti in parte anche fatali della pandemia sulla psiche delle persone sono stati oggi, 10 settembre, al centro del convegno organizzato quest'anno dalla Rete per la prevenzione del suicidio in Alto Adige in occasione della Giornata mondiale per la prevenzione dei suicidi. Gli esperti e le parti sociali interessate hanno analizzato i punti di forza e di debolezza emersi durante il lavoro di questi sei mesi straordinari, lockdown compreso. Obiettivo? Migliorare ulteriormente la prevenzione del suicidio, soprattutto nell’ottica di possibili ulteriori emergenze simili a quella vissuta. L’assessora provinciale con delega alla famiglia, alla terza età e alle politiche sociali Waltraud Deeg ha confermato il sostegno da parte della Provincia al lavoro della rete.

 

Diversi studi, anche in Alto Adige, hanno finora dimostrato quanto siano state e siano tuttora gravi per molte persone le conseguenze psicologiche dell'emergenza sanitaria in atto dalla primavera scorsa. Paura, perdita di fiducia, tensioni psichiche dovute alla minaccia del virus, isolamento sociale, problemi esistenziali e finanziari, hanno colpito duramente molte persone. "Durante il convegno di oggi abbiamo ascoltato un impressionante resoconto di esperienze personali e storie vissute. Per noi è molto importante che colleghi di diversi ambiti specialistici ultimamente sotto pressione abbiano potuto raccontare la loro esperienza di questi mesi", dice Guido Osthoff, responsabile di area della Caritas e coordinatore della rete.

"I racconti di colleghi che si sono trovati direttamente a fronteggiare crisi psicologiche, tendenze suicide o la morte di altri esseri umani, senza nemmeno la possibilità, o solo in misura limitata, di un commiato e di elaborare il lutto, sono stati particolarmente intensi", aggiunge la moderatrice del convegno, psicologa e psicoterapeuta Sabine Cagol.

 

"Nella situazione eccezionale degli ultimi mesi, molte persone che dovevano occuparsi degli altri in condizioni estreme hanno subito un’enorme pressione. Al convegno è oggi emerso che questo ha spesso avuto anche un effetto negativo sugli stessi soccorritori e, in alcuni casi, ha generato gravi conseguenze psicologiche", conferma Roger Pycha, primario del servizio psichiatrico dell'ospedale di Bressanone. "Anche se le conseguenze a lungo termine della pandemia non sono ancora prevedibili, dobbiamo trarne gli opportuni insegnamenti per essere meglio preparati alle future crisi".

 

"L'urgenza del Piano di prevenzione dei suicidi e degli 11 obiettivi in esso contenuti è stata confermata e rafforzata dalla recente pandemia", spiega Peter Koler, direttore del Forum Prevenzione. "Nell'ambito del piano concordato con la Giunta provinciale stiamo gettando le basi per un approccio strutturato nell’ambito della sensibilizzazione e promozione della salute, della diagnosi precoce, consulenza e trattamento". Le misure previste si rivolgono non solo a specifici gruppi a rischio, ma anche alla società stessa nel suo complesso, nonché a diversi settori specialistici del servizio pubblico, media e istituti di ricerca dell'Alto Adige.

 

A nome della Giunta provinciale, l’assessora Waltraud Deeg ha ringraziato tutte le istituzioni che si sono prese cura di persone in difficoltà emotive negli ultimi mesi. "L'emergenza Covid 19 ci ha dimostrato che molto nel sistema di assistenza altoatesino funziona, ma che c'è ancora spazio per migliorare. La Provincia sosterrà quindi attivamente ulteriori passi nell'ambito di un piano di prevenzione dei suicidi in Alto Adige”.













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