L'EMERGENZA

Covid, cresce l'incertezza e le località turistiche temono disdette

Test a tappeto nelle strutture alberghiere di Sesto Pusteria e a Castelrotto. A Terlano uno Schütze positivo: test a tutta la compagnia. Il virologo: «Ci aspettiamo un ritorno in autunno ma non sarà come prima, perché sappiamo difenderci»



BOLZANO. L’Asl ripete che la situazione è sotto controllo ma le località turistiche hanno paura. Siamo in agosto, il periodo clou, e si temono disdette. Intanto continuano i test a tappeto su 300 persone tra personale ed ospiti nelle 4 strutture alberghiere di Sesto Pusteria e del Bellunese - dove un dipendente kosovaro ha contagiato altre 12 persone (5 lavoratori e 7 familiari) - e continuano i controlli a Castelrotto dove un altro albergo è stato sanificato dopo che 3 dipendenti sono risultati positivi. Al momento proprietario ed una ventina di collaboratori sono in quarantena.

L’Asl fa sapere che a Sesto sono stati analizzati ulteriori 40 tamponi, risultati tutti negativi. A Castelrotto ne sono stati refertati 140 e tutti hanno dato esito negativo. 

Ricoveri. Intanto i pazienti ricoverati tra ospedale e cliniche a Bolzano salgono a 13 (erano 10), 11 nei reparti normali (erano 8) e 2 in Rianimazione. Si tratta di una donna del 1948 ricoverata all’ospedale di Brunico quindi trasferita alla Terapia intensiva Covid di Bolzano e di un trentenne germanico residente a Merano.

Il caso. Uno Schütze di Terlano, sui 60 anni, è risultato positivo al Covid. Il cappello piumato, che sta bene (è stata contagiata anche la moglie) aveva partecipato con molti altri colleghi della compagnia ai funerali del decano Noisternigg a Merano e ciò ha indotto l’Asl a disporre una serie di test a tappetto per tutti.

Il virologo. «Sul virus abbiamo una certezza: non è cambiato, ma sono cambiate le condizioni stagionali che ne limitano la diffusione. Quando al termine dell’estate le condizioni cambieranno possiamo aspettarci un suo ritorno perché è ancora in circolazione». Lo dice il professor Massimo Pizzato, virologo del Centro di Biologia Integrata (CIBIO) dell'Università di Trento, commentando la situazione trentina che ha registrato un’impennata di nuovi casi nell’ultima decina di giorni in seguito al focolaio individuato presso il polo logistico (Bartolini) di Rovereto. 

Sul rischio di una seconda ondata, Pizzato risponde con un invito a non fare terrorismo psicologico. «Sì rischiamo una seconda ondata, ma non credo che il ritorno del virus ci farà tornare alla situazione che abbiamo vissuto lo scorso marzo perché nel frattempo tante cose sono cambiate: le persone hanno imparato i comportamenti corretti per limitare la diffusione del contagio e la comunità scientifica e sanitaria ha molte più informazioni rispetto a quelle di marzo scorso. Dobbiamo anche tenere conto che il virus circolava già prima di marzo, quando ancora non ne avevamo la consapevolezza. Ora sappiamo quali persone sono più deboli e devono quindi essere più protette, sappiamo il modo in cui dobbiamo intervenire e abbiamo anche molte più informazioni sull’efficacia delle cure in terapia intensiva. Ecco perché non dovrebbe allarmarci un possibile ritorno del Covid».

 













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antonella mattioli

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