i dati

Interruzioni di gravidanza, diminuisce il tempo di attesa nel 2022. In aumento gli obiettori

L’indagine di Astat in Alto Adige: “Il tasso di ginecologhe e ginecologi obiettori arriva all’83,7% rispetto al 72,8% del 2021. Il 76,6% delle interruzioni volontarie di gravidanza risulta eseguito entro 14 giorni dalla certificazione”



BOLZANO. Nel 2022 in Alto Adige sono state 521 le interruzioni volontarie di gravidanza (5,5% in più rispetto all’anno precedente), di cui il 36,5% farmacologiche. Il tasso di ginecologhe e ginecologi obiettori di coscienza arriva però all’83,7% rispetto al 72,8% del 2021. Sono questi i dati forniti dall’Istituto provinciale di statistica Astat. 

“Circa un terzo delle donne interessate sono straniere. Gli aborti spontanei sono diminuiti del 4,2%. Più di nove donne su dieci risiedono nel territorio provinciale. Il tasso di abortività, che rappresenta l’indicatore più accurato per una corretta valutazione della tendenza al ricorso all’Ivg, nel 2022 è risultato pari a 4,7 ogni 1.000 donne in età feconda (15-49 anni) con una sensibile riduzione rispetto al 7,1 del 1980”, riporta Astat.

Sono in diminuzione i tempi di attesa tra il rilascio della certificazione e l’intervento. “Il 76,6% delle interruzioni volontarie di gravidanza risulta eseguito entro 14 giorni dalla certificazione e nel 94,6% dei casi, comunque, non oltre le tre settimane. Quasi sempre la certificazione di autorizzazione all’intervento viene rilasciata dal servizio ostetrico-ginecologico che lo esegue (94,0%); seguono, con notevole distanza, il consultorio familiare (3,1%) ed il medico di fiducia (2,9%). La quasi totalità degli interventi avviene in day hospital con degenza inferiore alle 24 ore (94,8% dei casi)”.

Nell’agosto 2020 il Ministero della Salute ha deliberato l’aggiornamento delle linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza per quanto riguarda la modalità d’intervento farmacologico mediante la doppia somministrazione di mifepristone (RU486) e prostaglandine. “Decade pertanto l’obbligo del ricovero ordinario dal momento dell’assunzione del farmaco fino alla conclusione del percorso assistenziale”, spiega l’Istituto provinciale.

“Nel 2022 la sua applicazione ha riguardato il 36,5% dei casi contro il 23,9% del 2021 ed il 6,6% del 2020, per ridurre i rischi da contagio Covid nelle sale operatorie delle strutture ospedaliere”, conclude.













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