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L’allarme dei medici di base: liste d’attesa infinite, situazione insostenibile

Bossio (Fimmg), Pontarelli (Snami) e Piccoliori: «I pazienti fanno pressione per avere una visita prioritaria. Ma in certi casi l’attesa supera ampiamente i 10 giorni previsti. Per la risonanza magnetica si aspettano anche mesi»


Valeria Frangipane


BOLZANO. Liste d’attesa che dolori. Lunghe per le visite specialistiche e per gli esami diagnostici. Lo sanno bene i cittadini che prenotano al Cup e lo sanno bene i medici di famiglia che spesso spinti dai pazienti ad andare oltre. «Per fare prima in tanti ci chiedono la visita urgente, che ovviamente, se non serve, non possiamo prescrivere. Ma il problema è che per certe visite specialistiche - anche se prioritarie - l’attesa supera ampiamente i dieci giorni massimi previsti. Il problema è antico ma è andato peggiorando».

Tre medici di famiglia - Domenico Bossio (Fimmg), Gianni Pontarelli (Smi) e Giuliano Piccoliori - responsabile scientifico dell’Istituto di Medicina Generale e Public Health presso la Claudiana - spiegano che in tanti, per uscirne, si rivolgono ai privati e pagano di tasca loro, vanno in Trentino in convenzione (esami radiologici) o si mettono in coda al Pronto soccorso. Intasandolo con accessi inappropriati.

«Ultimamente - racconta Piccoliori, ho prescritto una risonanza magnetica prioritaria ad un paziente con forte dolore all’anca che gli impediva di camminare. Ha cercato di prenotare ma l’attesa era di tre/quattro mesi. E alla fine è andato in Pronto soccorso ma non va bene».

«Per certe visite - interviene Bossio - non si può aspettare un anno e mezzo. Non parliamo poi degli esami radiologici, la lista delle risonanza è infinita. Ci sono pazienti obbligati al privato o ad andare fuori provincia in convenzione».

Pronto soccorso intasato

Per i medici il Pronto soccorso non è la soluzione percorribile, perchè intasa l’urgenza «ma sappiamo benissimo che in tanti optano per questa scelta». Col risultato che l’anno scorso il servizio di urgenza dei 7 ospedali dell’Alto Adige ha trattato 276 mila casi, di questi 13.500 non erano urgenti e avrebbero potuto rivolgersi al medico di famiglia ma hanno preferito non aspettare.

Per non intasare l’ Emergenza, da inizio aprile l’Asl ha scelto di prolungare dalle 8 alle 24 l’orario dell’ambulatorio cure primarie, gestito accanto al Pronto soccorso dai medici di famiglia che vi prestano servizio a turno.

«Ci lavoro anche io - dice Pontarelli - vediamo in media 30 pazienti al giorno che avrebbero potuto attendere. Ricevono tutti assistenza medica e le impegnative per i farmaci o le prestazioni specialistiche di cui hanno bisogno che devono prenotare al Cup: se necessario possono essere anche rimandati all’Urgenza. Va ribadito che in questo modo non vogliamo liberarci dei casi meno urgenti perché i loro disturbi non vengono presi sul serio, ma perché il medico di famiglia resta il riferimento idoneo».

Ma come se ne esce? «Mi rendo conto che non è facile - riprende Piccoliori - dovremmo sederci a un tavolo, analizzare i dati oggettivi e cercare soluzioni senza accusarci reciprocamente. Certo noi medici di famiglia potremmo riuscire a fare maggior filtro se solo avessimo in studio più personale e più risorse tecnologiche. Non mi riferisco comunque alle risonanze magnetiche».

Troppi esami inutili

Va anche detto che in Alto Adige le attese per Radiologia sono lunghe perché i medici prescrivono troppi esami inutili. L’Asl ha più volte sottolineato che il tasso medio degli esami prescritti in provincia di Bolzano è superiore al tasso medio nazionale.

Tema delicato. «La popolazione invecchia spiega Piccoliori - ha sempre più acciacchi e per questo aumenta la richiesta in sanità. Gli over - giustamente - non si arrendono all’età e se hanno male non se lo tengono come forse accadeva una volta. Vanno dal medico, chiedono di fare esami. Vogliono guarire. Anche per questo l’offerta va aumentata anche se mi rendo conto che nessuno di noi ha la bacchetta magica».

É di pochi giorni fa la presentazione del progetto fragilità (3 milioni finanziati tra Provincia e Pnrr). «Più anziani riusciamo ad assistere ed a seguire a casa -ha detto Kompatscher - più alleggeriamo le liste, meno intasiamo gli ospedali. Dobbiamo identificare entro l’anno gli anziani a rischio per intervenire subito». Piccoliori e Fabio Salvio (Fimmg): «Stimiamo che tra le 5.600 e le 8.400 persone avranno diritto anche all'assistenza domiciliare».

I medici di famiglia che parteciperanno al piano sottoporranno entro l’anno tutti i loro assistiti con più di 74 anni a screening.













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