La battaglia di Steinach «Bus in piazza della Rena» 

La bozza del documento non prevede la fermata sollecitata dagli anziani Ciurnelli esorta a mobilitarsi: «Chiedete mezzi elettrici, costerebbero 35 milioni»


di Sara Martinello


MERANO. Sono gli abitanti anziani della città vecchia i più contrariati dal nuovo Piano generale del traffico urbano (Put), colpevole di sopprimere la possibilità di una fermata in piazza della Rena. Scontento anche il comitato di quartiere del centro storico, che da tempo richiede un deciso stop agli autobus in via delle Corse, così come gli Amici della bicicletta (Fiab), desiderosi di un’apertura alle piste ciclabili veloci. Ma nel corso dell’assemblea di presentazione del Piano alla cittadinanza sono state diverse anche le voci che si sono levate a sostenere le scelte contemplate lavoro svolto dall’ingegner Ciurnelli, dall’assessora Madeleine Rohrer e dagli uffici comunali competenti. Una volta approvato dalla giunta, i cittadini avranno 30 giorni di tempo per inviare le proprie osservazioni, marcandole con le apposite sigle – P01, MA41, ITS01b, per esempio – con cui i singoli interventi sono segnati nel documento consultabile sul sito web del Comune.

Tra gli argomenti portati all’attenzione del progettista e dell’amministrazione dai cittadini nel corso dell’assemblea di martedì sera, quello che più ha scaldato la sala civica è stata l’eliminazione della fermata del trasporto pubblico da piazza della Rena. Nonostante il documento garantisca l’accessibilità dei garage della città vecchia, i residenti più anziani o sprovvisti di automobile avranno difficoltà a raggiungere la fermata di via Cavour per potersi muovere in città col trasporto pubblico. Lo studio ha quindi contemplato l’istituzione di una fermata aggiuntiva in piazza della Rena con preferenziazione semaforica per i bus, arrivando però a calcolare un “decadimento inaccettabile del livello di servizio dell’intersezione tra via Roma, via Cavour e ponte della Posta”, per via di un incremento del 150% della lunghezza media della coda e del 90% per quanto riguarderebbe il ritardo medio dei veicoli provenienti da via Cavour. Una soluzione, caldeggiata anche da una buona fetta dei commercianti, sarebbe la riapertura agli autobus della parte superiore di corso Libertà. Soluzione rigettata da Ciurnelli, a meno che non si tratti di piccoli bus completamente elettrici. Nocciolo della mobilità sostenibile sarebbe infatti l’elettrificazione totale del parco della Sasa: «Se il tasso di motorizzazione è tanto elevato – spiega Ciurnelli, lanciando un invito alla popolazione – è perché il trasporto pubblico non copre tutte le esigenze del bacino d’utenza. Fate uno sforzo, mostrate spirito di corpo, richiedete il potenziamento degli autobus, chiedete venti autoarticolati elettrici e altrettante navette elettriche! Con un finanziamento poliennale costerebbe 35 milioni».

Sulle piste ciclabili intervengono i rappresentanti meranesi della Fiab, la Federazione italiana degli amici della bicicletta. Mentre alcuni degli intervenuti all’assemblea lamentano l’ineducazione di alcuni ciclisti, specialmente se giovanissimi, la Fiab chiede a Ciurnelli perché non sia stata contemplata l’idea di creare piste ciclabili veloci, dove chi si muove sulle due ruote per spostarsi rapidamente da un punto all’altro della città non intralci e non subisca l’intralcio di chi invece pedala più lentamente o dei pedoni. «Il problema è che per creare piste del genere ci sarebbe bisogno di una larghezza di 4 metri da dedicare esclusivamente alla mobilità ciclistica. Su una ciclabile veloce a Grenoble ho visto passare, all’ora di punta, 700 bici. Una strada, in pratica. Bisogna essere coraggiosi, ma non è escluso che Merano possa proporre, per esempio, una collaborazione intercomunale con Lagundo, in modo da favorire i pendolari», risponde Ciurnelli. Perché quattro metri di larghezza? La risposta risiede nel rapporto tra l’ampiezza del campo visivo e la velocità a cui ci si muove. Come si vede a pagina 27 del documento, la prima diminuisce con l’aumentare della seconda. Di qui la proposta di ampliare le “zone 30”, indicate come la misura migliore per ridurre drasticamente la probabilità e la gravità di incidenti che coinvolgono pedoni e ciclisti.

«Il Piano avrà gli effetti che vorrete, non quelli che subirete. E abbiate coraggio, perché il Put sarà forte nella misura in cui voi accetterete di discutere», conclude l’ingegnere.













Altre notizie

Attualità