La maturità post-Covid ha superato l’esame 

Il parere degli studenti. Gli alunni dello School Village escono col sorriso dai primi colloqui «Questa formula funziona, perché permette di descrivere un percorso di studio personale»



Merano. Questo anomalo anno scolastico che di certo rimarrà nella storia ha trovato il suo epilogo ieri con gli esami di Stato. Nessuna prova scritta, stavolta, bensì un colloquio da 60 minuti diviso in più parti davanti a una commissione composta esclusivamente da membri interni, fatta eccezione per la presidenza, affidata a commissari esterni. Ieri c’era la Croce Rossa, ad accogliere i ragazzi all’entrata degli istituti dello School Village, per il controllo della temperatura. Intanto i collaboratori scolastici avevano il compito di far compilare un’autocertificazione con cui dichiarare di non aver avuto né influenza né contatti con persone positive al coronavirus negli ultimi tre giorni.

A poche ore dall’inizio del primo giorno della maturità Francesca Bove esce dalla scuola alberghiera Ritz con un sorriso: «Pensavo fosse più difficile, visto che quest’anno abbiamo avuto mesi di videolezioni. Sono molto soddisfatta. Il mio elaborato era incentrato sui disturbi del comportamento alimentare. Poi ho parlato della mia esperienza del progetto scuola-lavoro in un hotel di Milano Marittima, e infine ho risposto a una domanda su cittadinanza e costituzione». Compiaciuta anche Elisa Carriero, del liceo classico del Gandhi, che aggiunge una considerazione sulla nuova formula dell’esame: «Secondo me ha funzionato molto bene, perché permette di descrivere il proprio percorso personale. Il mio discorso verteva sul rapporto tra tradizione e innovazione toccando più ambiti, da quello letterario a quello scientifico e a quello storico». C’è anche chi, almeno in principio, si è fatto prendere dall’ansia. «All’inizio ero agitato e ho esitato un po’ – racconta Abdou Kane, del liceo delle scienze applicate –, ma poi ho ritrovato la sicurezza. Il mio elaborato di matematica e fisica era incentrato sulla relatività. Poi mi hanno chiesto di commentare “La coscienza di Zeno”, per poi concludere con cittadinanza e costituzione». Kane si esprime anche sulla panchina rossa contro la violenza sulle donne che in questo periodo fa tappa all’interno dell’atrio del Gandhi: «Credo sia significativo che la panchina sia in un posto come la scuola, perché così, dato il suo forte impatto, ci permette di non dimenticare mai il rispetto delle altre persone». A settembre qualcuno lavorerà già, qualcun altro sarà alle prese con tutte le domande e con gli stimoli dei vent’anni. Molti saranno all’università. Ma non tutti: la crisi economica provocata dal coronavirus potrebbe portare a un drammatico tracollo delle iscrizioni. Trentacinquemila universitari in meno, secondo la stima più precisa. C.N.













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