Non c’è più posto per le bare, al cimitero serve un container 

L’emergenza. Il crematorio di Bolzano lavora giorno e notte ma non riesce a far fronte al numero di salme Domani il Comune farà richiesta alla protezione civile di una struttura simile a quelle fornite al capoluogo


Simone Facchini


Merano. Difficoltà che si aggiungono al dolore. Al cimitero non c’è più posto per le bare delle salme in attesa di cremazione e si dovrà richiedere alla Protezione civile un container adatto allo scopo. A Bolzano ne sono stati installati due nei giorni scorsi.

Il punto.

Ed è proprio il riflesso della situazione al crematorio del capoluogo, dove convergono le salme da tutta la provincia e pure dal Trentino, a creare il cortocircuito che obbliga a correre ai ripari. Il piano di emergenza è stato delineato ieri in un incontro fra l’assessore Nerio Zaccaria, la responsabile dei servizi cimiteriali Manuela Simonato e il capo operaio Heinrich Tolpeit. «Bolzano ci ha comunicato che per due, tre settimane non sarà più in grado di rispondere alle richieste provenienti da Merano per quanto concerne le cremazioni», spiega Zaccaria. «Ma nel frattempo tutte le strutture del nostro camposanto idonee a ospitare le salme destinate al crematorio del capoluogo sono sature. Non c’è più posto».

Domani l’assessore si coordinerà con il sindaco Paul Rösch e con il comandante della polizia locale Fabrizio Piras, il vertice politico e quello tecnico della Protezione civile meranese, per ottenere il container.

L’aumento dei decessi.

Il dato, fornito dal bollettino settimanale di sorveglianza della mortalità sul portale del ministero della Salute (che si limita a fornirlo per una trentina di centri), è relativo a Bolzano città, ma dà la dimensione dell’effetto coronavirus: + 51 per cento di decessi nel periodo fra lo scorso 25 febbraio – primo caso di Covid-19 ufficiale nel capoluogo – e il 25 marzo. È questo, al di là di ogni polemica, che il territorio sta affrontando. Una crisi che scuote con violenza anche i servizi cimiteriali. Al crematorio bolzanino hanno dovuto aumentare i turni, prolungandoli fino a notte inoltrata, domenica compresa. Ma restare al passo è impossibile.

L’emergenza si ripercuote a catena. A scanso di equivoci, l’amministrazione precisa che non esigerà alcuna somma per lo stazionamento prolungato delle salme dovuto alla crisi.

Richieste dai paesi.

Ma il cerchio rischia di allargarsi. Per ora non è capitato, tuttavia dalle località dei dintorni, dove è minore la disponibilità di spazi dove far sostare le salme indirizzate alle cremazioni, potrebbero giungere richieste di aiuto a Merano insostenibili senza un supporto esterno, vale a dire il container. Un’ipotesi, quella di richieste d’aiuto dei centri minori, che per ragioni igienico-sanitarie prende maggiore consistenza con il rialzo delle temperature.

Chiusura.

Nei confini di quanto comporta l’emergenza, per le sepolture “ordinarie” il sistema regge l’urto. Le cerimonie funebri sono limitate a un numero ristretto di parenti, una decina. I funerali sono un’eccezione al divieto di accesso al cimitero disposto dalla giunta comunale ancora il 13 marzo. Tre settimane nel corso delle quali l’organico dei servizi cimiteriali, che conta su sei operai (più due amministrativi), con la collaborazione di giardineria e cantiere municipale ha fatto il possibile per mantenere nelle migliori condizioni attuabili le 6 mila tombe del camposanto, 4.500 delle quali abbellite da piante e fiori, dei quali nessun esterno può occuparsi al momento. E chissà ancora per quanto tempo. «L’impegno dei collaboratori è massimo e a loro va il mio ringraziamento», chiosa Zaccaria. «Il cimitero, nei limiti dati dalle circostanze, è ben tenuto».













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