Panchine distrutte, le usano solo i clochard 

Sono quelle storiche tra via Huber e corso della Libertà. Pressoché inutilizzabili quelle nuove in piazza Teatro 


di Jimmy Milanese


MERANO. A partire dalla metà dell’Ottocento, Merano divenne una tra le mete turistiche preferite della ricca nobiltà europea. Un via e vai di carrozze colme di vestiti e beni di dubbia necessità che partivano settimanalmente da San Pietroburgo, Berlino, Vienna, Istanbul o Parigi. A Merano l’aristocrazia europea si recava principalmente per via del clima mite e benevolo che prometteva rapide guarigioni dai mali dell’epoca. Anemie, patologie gastroenteriche o broncopolmonari, ma anche difteriti e malattie infettive colpivano non solo la popolazione europea meno abbiente, ma – per via delle precarie condizioni igieniche – anche membri dell’alta società.

Merano, con il suo clima benevolo e le ville immerse nel verde e capaci di contenere freddo e umidità, veniva risparmiata dal ricorrente diffondersi di batteri e virus che martoriava l’Europa. Per questi motivi la città veniva letteralmente presa d’assalto da danarosi turisti, tra i quali molti decisero addirittura di prendere residenza in riva al Passirio. I dottori che all’epoca popolavano la città con i loro studi privati e con le loro ricette segrete, tra i quali Franz Tappeiner, impegnato a dimostrare la contagiosità della tubercolosi, consigliavano ai prestigiosi pazienti di frequentare le passeggiate meranesi e di “farsi bagnare dal sole e accarezzare le membra dalle comode panchine disseminate in giro per la città”.

Verso la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, a un visitatore si sarebbe presentata una città letteralmente invasa da persone ben vestite, magari in carrozzella, spesso malate e accompagnate da badanti e personale di servizio, appunto, molto spesso sedute sulle infinite serie di panchine che dal centro cittadino proseguivano verso la Wandelhalle e le passeggiate Gilf e Tappeiner.

Quindi, tutta questa premessa solo per rimarcare una delle caratteristiche storiche di Merano, cioè la presenza sulle sue lunghe e assolate passeggiate di decine e decine di panchine. E ad oggi, delle panchine che riposarono le fatiche di Pound, Schnitzler, Strauss, Kafka e tanti altri artisti, cosa rimane?

Dopo la collocazione, questa estate, di due nuove panchine degli autori, a continuazione del progetto “La via della Poesia” che ha arricchito la passeggiata Gilf di venti panchine dedicate ad altrettanti poeti, si è levata, soprattutto sui social network, la polemica per la scarsità di panchine presenti in città, quasi sempre occupate dai turisti, e quindi sottratte alla popolazione locale. Nel giro degli ultimi anni, soprattutto in seguito alla rimozione del palco della conchiglia, proprio di fronte al Kurhaus, il numero di panchine è costantemente calato e molto spesso in seguito a deterioramenti che hanno reso molte di queste non più utilizzabili non sono state effettuate sostituzioni.

Invece, con la ristrutturazione di piazza Teatro, appena terminata, sono comparse tre panchine che si sono rivelate subito poco gradite ai meranesi. Costruite con materiale metallico, si arroventavano al sole, diventando inutilizzabili. L’amministrazione comunale vi ha posto rimedio rivestendole con tavole di legno, che però in caso di pioggia rimangono a lungo bagnate e, come se non bastasse, trattengono acqua nelle intercapedini che viene poi liberata sulle gambe di chi malauguratamente dovesse sedervici sopra.

Ancora peggiore la situazione delle due panchine storiche all’angolo tra via Huber e corso della Libertà, corrose dal tempo e occupate stabilmente da persone ubriache o senzatetto. Nonostante le promesse, da tempo rimangono in uno stato di conservazione del tutto pietoso, con rischio di essere ferito da schegge di legno per chi dovesse utilizzarle.

Da tempo l’amministrazione comunale ha promesso un ripopolamento della città con ulteriori panchine, e soprattutto il ripristino della fontana a fiume sulle passeggiate, ormai spenta da anni, oltre alla sistemazione delle panchine che la sovrastano, oggi del tutto inutilizzate e dal punto di vista estetico pessima cartolina per la città. Insomma, nell’attesa di conoscere se e in quale modo il numero di panchine verrà adeguato alla richiesta della cittadinanza, non resta che camminare.

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