Pronto soccorso, la rabbia dei medici in una lettera 

«Non siamo macchine: la pazienza è finita, siamo pochi e sotto pressione» Chiesti cinque rinforzi ma l’azienda sanitaria ha deciso di tagliare un posto 


di Giuseppe Rossi


MERANO. Il pronto soccorso dell'ospedale Tappeiner è tutt'altro che l'isola felice che si vuol far credere, con medici e infermieri che lavorano felici in attesa del programmato ampliamento da parte dell'Azienda sanitaria. La struttura d'emergenza è al collasso, sotto organico per medici e infermieri al punto da mettere a rischio l'integrità dei pazienti e la serenità necessaria al personale in servizio. Una autentica bomba a orologeria che è scoppiata l'altro ieri nelle mani del comprensorio sanitario, della direttrice Irene Pechlaner e del direttore sanitario Pierpaolo Bertoli. A farli saltare sulla sedia, una lettera firmata dai nove medici attualmente in servizio al pronto soccorso, che mettono nero su bianco tutto il loro disagio. La situazione è critica al punto che da qualche giorno i nove medici non garantiscono più il servizio notturno nei reparti di medicina e chirurgia. Il pronto soccorso meranese, a differenza di quanto avviene a Bolzano, non è un reparto a sé stante, e i medici che vi lavorano a turno devono prestare servizio anche nei reparti di loro appartenenza, medicina e chirurgia appunto. A firmare la lettera di denuncia di una situazione che non è più procrastinabile sono il coordinatore del pronto soccorso Norbert Pfeifer e i suoi colleghi medici Italo Bonadio, Laura Chiccariello, Eliana Ducati, Annalisa Fioretti, Fedaa Obeid, Massimo Randon, Emilia Raytcheva e Kathrin Reinstadler. “Non siamo delle macchine – scrivono i medici – siamo persone in carne e ossa, abbiamo un grande cuore e tanto amore per il nostro lavoro e i nostri pazienti e fino a oggi abbiamo avuto tanta pazienza e comprensione per i problemi dell'amministrazione sanitaria. Ma ora rischiamo la nostra salute, anche mentale, al punto che come lavoriamo oggi non abbiamo prospettive e temiamo per la qualità della nostra vita”. Parole dure come macigni. A far saltare il delicato equilibrio sul quale, in questi ultimi mesi, si era retto il pronto soccorso è stata la scelta di non rinnovare il contratto in scadenza di uno dei nove medici. “Per molti anni abbiamo avuto – si legge nella lettera inviata alla direzione di comprensorio – un organico di undici medici oltre ai quali prestavano servizio colleghi di altri ospedali per coprire i servizi notturni. Ora i medici sono nove, pronti a scendere a otto con il mancato rinnovo del contratto di una collega. La direzione aziendale ci ha confermato che assumere un nuovo medico è possibile solo se si libera un posto di un medico per dimissioni”. I medici del pronto soccorso sostengono che le richieste di ingaggio arrivano con molta frequenza direttamente anche a loro ma che non è possibile dare nessun riscontro, perdendo così preziose energie. “Abbiamo chiesto alla direzione generale – si legge ancora nella lettera con primo firmatario il dottor Norbert Pfeifer – l'esigenza di avere almeno 5 nuovi medici oltre ai nove esistenti, ma sembra che questa richiesta sia svanita”. La lettera sottoscritta dai medici del pronto soccorso rappresenta solo il primo passo nella strategia avviata. Se la direzione di comprensorio non darà risposte certe i medici si rivolgeranno al direttore generale Thomas Schael e all'assessora provinciale Martha Stocker. “Siamo sottoposti quotidianamente – scrivono i medici – a una pressione fisica e psichica anche a causa delle continue discussioni e litigi con alcuni reparti, subiamo una costante ingerenza da parte di primari di altri reparti e comportamenti poco rispettosi da parte di collaboratori di altri settori ospedalieri. Ma subiamo anche pressioni a causa del drastico taglio di posti letto in ospedale”. Un altro punto dolente per i medici è “l'incomprensibile chiusura dell'unità di osservazione la scorsa estate. Ci era stato promesso da parte del coordinatore infermieristico la riapertura a metà dicembre, ma lo stesso dirigente ha già ritirato la promessa. Capirete che di fronte a questi comportamenti abbiamo perso completamente la nostra fiducia nel magagement ospedaliero e aziendale”. La lettera rivolta alla direzione comprensoriale si chiude con un appello. “Ridareci la tranquillità, la motivazione per lavorare, il rispetto, e la vostra capacità di ascoltarci. Se lavoreremo di nuovo assieme, per tutti sarà una storia di successo. Non siamo i vostri nemici, vogliamo creare sinergie e lavorare meglio tutti”.

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