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Nubifragio, corsa contro il tempo: «Sgombrare prima che piova»

Il direttore Unterweger: «Il rischio zero non esiste, non uscite di casa con meteo avverso». L’assessore Schuler: «Stiamo lavorando a un sistema di allerta digitale per avvertire la popolazione in tempo reale»



BOLZANO. Sgomberare i detriti il prima possibile, prima che piova di nuovo, perché nella malaugurata ipotesi di un ulteriore nubifragio come quello di sabato, ciò che è depositato a terra andrebbe a sommarsi a nuove eventuali colate di acqua, fango e detriti in arrivo dall’alto, pronte a travolgere cose e persone.

È la missione della Protezione civile in azione in Pusteria, nella località più colpita dal nubifragio. Per il futuro c’è da lavorare su più fronti: prevenzione, sensibilizzazione, digitalizzazione delle allerte alla popolazione. Ma anche la gente deve rendersi conto: per quanto si prevenga, il rischio zero non esiste. Tanto più coi cambiamenti climatici in atto. Il rischio zero non esiste «Il punto più critico - spiega il direttore della Protezione civile Klaus Unterweger - è a Valdaora. Proprio qui un anno fa avevamo una situazione analoga: dopo precipitazioni abbastanza forti, da passo Furcia era sceso materiale. Anche quest’anno due ponti sono saltati, erano stati cinque l’anno scorso, li si era appena rifatti... Per fortuna, data la quantità di acqua, in pochi minuti 50 litri/metro quadrato, non abbiamo avuto danni a persone: nessuno ferito». La fortuna è stata questa: «Nelle operazioni di soccorso la catena di comando ha funzionato benissimo: volontari, vigili del fuoco, forestali, operai del servizio strade, privati».

Stesso discorso «vale per la frana sotto passo Gardena, verso Colfosco, che ha coperto auto e camper: dentro per fortuna non c’era nessuno. Basta guardare le foto: difficilmente ne sarebbero usciti incolumi, per non dire altro...» Gli investimenti per proteggere persone e territorio in Alto Adige non mancano, «ma anche la manutenzione fa parte del nostro programma di lavoro annuale, è altrettanto importante», così ancora Unterweger. «Le pulizie vanno fatte anno per anno, come i controlli degli argini».

Per gli eventi emergenziali si è preparati, «anche grazie al mondo del volontariato, sempre disponibile, pronto». In Provincia però «sappiamo che ci vuole anche fortuna. Ne ho parlato con i colleghi delle altre regioni, per esempio dell’Emilia: quando vengono giù queste quantità enormi di acqua è difficile che il sistema regga ovunque. L’importante è che il singolo abbia la capacità di proteggersi». «Da parte nostra - prosegue - è importante la comunicazione, la sensibilizzazione dei cittadini: necessario informarsi prima di andare in montagna, prima leggere i bollettini meteo. Ci vuole la auto-responsabilità di ogni singolo. Ognuno deve essere messo nelle condizioni di riuscire a tutelarsi, a proteggersi».

Quando ci sono previsioni avverse, non ci si metta inutilmente in moto per strada, a piedi. Ci si protegga in una casa, in una struttura fissa. Ci si allontani o non ci si avvicini a un torrente o ad un corso d’acqua. «Abbiamo capito tutti - conclude - che da un secondo all’altro possono ingrossarsi a dismisura, creando devastazioni a cose e persone». Nuovi sistemi di allerta digitale «Per ora è difficile fare una stima dei danni», chiarisce l’assessore provinciale alla Protezione civile Arnold Schuler. «Possiamo fare solo delle stime: anche l’anno scorso a Valdaora erano scesi 50 mila metri cubi; solo per le prima messa in sicurezza si era speso mezzo milione di euro. Poi ci sono state le ingenti spese per rifare tutti i ponti, e non si è neanche riusciti a rimetterli tutti, che di nuovo abbiamo avuto ulteriori danni».

L’impegno principale, ora, «è portare via tutto, liberare il più in fretta possibile, prima che si verifichi un altro evento del genere, anche se speriamo non ne arrivino altri». Perché se risuccedesse un nubifragio con tutto quel detrito a terra... «Più materiale rimuoviamo, più sicurezza abbiamo». Questo evento, va oltre, «ci mostra cosa sia il cambiamento climatico: aumentano le piogge intense, un fenomeno con il quale dovremo convivere. Per affrontarlo, noi, come opere idrauliche, in Alto Adige attualmente abbiamo 250 cantieri: ogni anno si lavora per mettere in sicurezza i nostri concittadini».

In una zona alpina a rischio, «si può lavorare tanto, si può fare di tutto per diminuire i rischi, ma in Alto Adige ci sono tante “situazioni”: se piove così tanto, con temporali così forti... A Valdaora è successo due volte in un anno, pesante per la gente che abita lì». Per fortuna la macchina dei soccorsi funziona bene: «Bacini montani, autorità forestale, servizio strade, e non dimentichiamo i privati, attivati da subito, durante la notte, e poi di domenica. Un fattore importantissimo». Sulla prevenzione si lavora bene, «da decenni». E in emergenza «poter contare su tanti volontari è un grande vantaggio». E poi «conta anche la fortuna, come a passo Gardena». Ma non si può puntare tutto sul fatalismo, occorre essere reattivi. «Stiamo lavorando - chiosa Schuler - per mettere in funzione nuovi sistemi di allerta: possiamo sfruttare le nuove tecnologie, per allertare il più presto possibile; stiamo testando una App statale».
DA.PA. 













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