Ricerca

Ricercatori trentini scoprono il meccanismo che rallenta la formazione della brina

Sono nate a Trento le superfici che rallentano la formazione del ghiaccio. Pubblicato sulla rivista Acs Nano, il risultato si deve alla ricerca condotta dall’Università di Trento, con Giuseppe Di Novo e Nicola Pugno del Dipartimento di ingegneria civile, ambientale e meccanica, e da Alvise Bagolini della Fondazione Bruno Kessler.



TRENTO. Sono nate in Italia le superfici che rallentano la formazione del ghiaccio facendo saltare via le gocce di acqua prima che congelino. Pubblicato sulla rivista Acs Nano, il risultato si deve alla ricerca condotta da Università di Trento, con Giuseppe Di Novo e Nicola Pugno del Laboratory for bioinspired, bionic, nano, meta materials & mechanics del Dipartimento di ingegneria civile, ambientale e meccanica, e da Alvise Bagolini dell'unità Micro systems technology del center for sensors and devices della Fondazione Bruno Kessler.

I ricercatori hanno progettato e fabbricato su silicio dei microconi troncati coperti da un manto nanostrutturato e idrofobo. Così le microgocce di rugiada crescono per condensazione confinate tra i coni, separate le une dalle altre, e assumono una forma allungata. Prima di trasformarsi in ghiaccio, si autoespellono dai coni, venendo di fatto lanciate in aria. Il team di ricercatori ha studiato il salto della goccia e ha dimostrato che l'auto-eiezione rallenta il processo di congelamento. I numerosi salti creano una zona di svuotamento, una sorta di pista taglia-ghiaccio che frena l'avanzamento della brina.

Il risultato dello studio è che strutture divergenti con bagnabilità uniforme facilitano l'autoespulsione dei liquidi. E che possono essere dunque impiegate per progettare e realizzare sistemi anti-ghiaccio. "La sfida è quella di dotare di queste proprietà altri materiali come l'alluminio, il titanio, l'acciaio e i polimeri", spiega Nicolò Di Novo, attualmente assegnista di ricerca al Dicam. Lo studio, che è stato finanziato dalla Commissione europea nell'ambito del progetto "Boheme" e dal Fondo europeo di sviluppo regionale e dal ministero dell'Università e della ricerca tramite il progetto "Stream", può essere applicato nel settore degli aeromobili, ma anche nella progettazione delle pompe di calore (per esempio di auto elettriche), di refrigeratori industriali e di linee di trasmissione dell'alta tensione in zone di montagna. 













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Emanuela De Crescenzo