Immondizie

Rifiuto umido, c'è il mega ricorso

In Alto Adige si utilizzano i sacchettini di carta. I due colossi italiani Biorepack e Assobioplastiche: «Si deve usare la bioplastica». Chiamati in giudizio Ecocenter e Agenzia ambiente. L’Ufficio Rifiuti: «La bioplastica impedisce il corretto funzionamento dei nostri digestori»



BOLZANO. I sacchetti di carta per raccogliere l'umido comunemente utilizzati in Alto Adige? Non vanno affatto bene, si devono usare quelli in bioplastica riciclabile, come imposto dalle normative italiane e comunitarie. Non è una questione di lana caprina, o una scontro ideologico dal sapore meramente ambientalista, bensì il succo di un ricorso - giudicato dai tecnici altoatesini piuttosto aggressivo - depositato al Tar di Bolzano contro Provincia ed Econcenter, che ora rischiano concretamente di dover mettere pesantemente mano al portafogli e, sopratutto, di dover rivoluzionare l'intero sistema di smaltimento dei rifiuti umidi nei principali Comuni altoatesini, con conseguenti pesanti ripercussioni sulle tariffe.

Il ricorso

Il ricorso è stato presentato al Tar dal professor Francesco de Leonardis, ordinario di Diritto dell'ambiente presso il dipartimento di giurisprudenza dell'università degli Studi Roma Tre, per conto del Consorzio nazionale per il riciclo organico degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile (Biorepack).Il Consorzio è composto da oltre 220 aziende, che rappresentano l'intera filiera italiana delle bioplastiche compostabili: i produttori dei biopolimeri certificati compostabili (materia prima con cui sono realizzati questi prodotti); i trasformatori, che a partire dal biopolimero realizzano manufatti certificati in bioplastica compostabile (come ad esempio borse leggere per asporto merci, borse ultraleggere per alimenti sfusi, imballaggi alimentari); gli utilizzatori, che impiegano o commercializzano questi imballaggi nella loro attività imprenditoriale; i riciclatori, che si occupano del riciclo organico industriale (negli impianti di compostaggio e in quelli integrati di digestione anaerobica e compostaggio) dei rifiuti in bioplastica compostabile assieme alla frazione umida organica. Co-ricorre anche l'Associazione italiana delle bioplastiche e dei materiali biodegradabili e compostabili (Assobioplastiche), l'associazione nazionale di categoria dei materiali biodegradabili e compostabili. Si tratta di una realtà con più di 50 imprese associate, che rappresenta un settore imprenditoriale che vanta 270 operatori e 13.000 addetti.

Danneggiati?

La trentina di pagine di ricorso ai giudici amministrativi contro i regolamenti attualmente vigenti in Alto Adige è stato spedito dall'Avvocatura provinciale all'Agenzia provinciale all'ambiente e al gestore dell'impianto di fermentazione di Lana, ossia la partecipata provinciale Ecocenter, le quali hanno deciso di costituirsi in giudizio e stanno predisponendo le loro memorie. La materia, tecnica e giuridica, è altamente complessa, ma il succo è semplicemente questo: in Alto Adige per raccogliere la frazione umida si utilizzano sacchetti di carta, soprattutto perché nei cinque impianti di fermentazione esistenti, in primis Lana, la bioplastica impedirebbe il corretto funzionamento del processo di smaltimento, grazie al quale si produce biogas e a cascata energia elettrica e calore.«Non v'è dubbio - si scrive invece nel ricorso - che i divieti provinciali di utilizzo e conferimento nell'umido domestico delle bioplastiche compostabili e la possibilità attribuita agli impianti di riciclo organico (ossia di fatto a sé stessa) di continuare a rifiutare l'ingresso e il trattamento organico delle bioplastiche compostabili, dunque in definitiva il complessivo assetto di gestione dei rifiuti delineato dalla Provincia, danneggiano ingiustamente i ricorrenti violandone i diritti soggettivi allo svolgimento delle proprie attività economiche e associative, all'immagine e alla reputazione». Nel ricorso non si chiede un risarcimento danni preciso per gli ultimi quattro anni, se ne discuterà in dettaglio durante la causa. Ma la cifra richiesta, attesa, è ingentissima.

La Provincia

Giulio Angelucci, direttore dell'ufficio gestione rifiuti della Provincia, spiega che gli impianti altoatesini, all'avanguardia nel settore, non sono in grado di trattare questo tipo di plastica, che, per usare un termine non tecnico, intasa gli impianti: «Occorrerebbero dei separatori a monte del processo di fermentazione, che però avrebbero un costo, che ricadrebbe sulle bollette». Secondo la Provincia, le norme nazionali, incomplete perché mancherebbero del regolamento di attuazione del relativo decreto legislativo, sono variamente interpretabili. Insomma, Bolzano al momento può dire: ci adeguiamo oppure no. A livello nazionale, spiega oltre, «ci sono fortissime pressioni, trasversali, perché le aziende italiane delle bioplastiche sono leader in Europa». Dal punto di vista tecnico, però, a contare è la qualità del rifiuto umido. «Anche levando a monte i sacchetti, parte dell'umido resta dentro i sacchetti e non viene riciclata». E, comunque, «le quantità di bioplastiche sono minime. Sarebbero molto maggiori i danni rispetto alla potenziale utilità. Visto il peso in gioco, è meglio conferire le bioplastiche nel residuo. Se tutta la plastica venisse sostituita dalle bioplastiche, l'operazione avrebbe un senso, ma ora come ora i chili sono veramente pochi».

Ecocenter

L'impianto più sotto accusa è quello di Lana, dove da lungo tempo si sperimenta e si studia. Si tratta di un impianto a fermentazione liquida, molto efficace nella produzione di biogas. Contrariamente alla maggior parte degli impianti italiani, a fermentazione secca, quella liquida richiede una particolare qualità dei rifiuti conferiti. Se l'umido viene raccolto tramite bioplastica, questa costituisce un ingombro meccanico. I sacchetti biodegradabili imposti dal ministero si decompongono sì dieci volte più in fretta della normale plastica, ma non si tratta di materiale organico, la carta in questo senso è migliore. Lo testimoniano studi su studi. C'è l'appoggio della ricerca. Ma da Roma, i colossi del settore premono. DA.PA













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