Dal lago di Resia riaffiorano tracce del paese sommerso 

Curon. Alperia ha abbassato il livello del bacino artificiale per effettuare dei controlli Il sindaco Noggler: «A volte spunta anche la vecchia strada che portava a San Valentino»


EZIO DANIELI


Curon. Tracce del vecchio paese di Curon spuntano dalle acque del lago di Resia. Per motivi di sicurezza il livello dell'acqua dello specchio artificiale è stato abbassato per consentire all'Alperia di effettuare i necessari controlli. È questo il motivo che sta facendo emergere pezzi di storia di Curon subito documentati da Peppino Leone, un nostro lettore, che puntualmente ha documentato con le sue foto un fenomeno che si ripete periodicamente. Conferma il sindaco di Curon, Heinrich Naggler. «Non è la prima volta che accade. Tracce di com'era Curon ogni tanto vengono alla luce. A volte, quando il livello d'acqua del lago si abbassa come succede in questi giorni, spunta anche la vecchia strada che portava verso San Valentino. Per motivi di sicurezza, che servono ai tecnici per una serie di verifiche, l'acqua si abbassa notevolmente e consente quindi di vedere tracce di come era il paese prima che venisse coperto dal bacino artificiale».

La storia di Curon, prima che venisse sommerso, risale a tanti anni fa. Un bacino artificiale per la produzione di energia elettrica era stato progettato ancora sotto l'impero austro - ungarico. Dopo l’annessione dell’Alto Adige, il governo italiano nel 1920 aveva ripreso il progetto e aveva concesso una elevazione del livello d'acqua fino a 5 metri. La dimensione di questo piano non era tanto preoccupante perché non aveva un immediato pericolo per i paesi Curon e Resia.

Nel 1939, invece, lo Stato concesse al consorzio Montecatini la costruzione di una diga in basso al "Mittersee", la quale doveva permettere un ristagno d'acqua fino a 22 metri. La popolazione di Curon e Resia era stata totalmente trascurata. Con l'inizio della seconda guerra mondiale il progetto fu temporaneamente abbandonato. Gli abitanti dell'alta Val Venosta credettero che il progetto del bacino artificiale fosse sepolto per sempre. Nel 1947 però, sbalordendo le popolazioni dei due paesi, la Montecatini annunciò l'immediato proseguimento della costruzione del lago artificiale. Nell'estate del 1950 tutto era pronto. Le chiuse furono serrate e l’acqua si alzò. 677 ettari di terreno vennero sommersi, quasi 150 famiglie persero i loro averi. La metà fu costretta a emigrare. I risarcimenti furono modesti. Gli abitanti di Curon vennero stati sistemati in delle baracche di fortuna costruite in gran fretta all’inizio di Vallelunga. Con questo progetto di diga, nato al tempo del fascismo, centinaia di famiglie avevano perso le basi della loro esistenza.

Rimane il il campanile nel lago a Curon, messo sotto protezione e diventato negli anni un'autentica calamita per i turisti ed un vero e proprio simbolo del Comune venostano.

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