Dame e letterati di Sua Maestà: è la “Silver Age” tutta meranese 

Tra le due guerre. Il turismo anglosassone si ritaglia un angolo nella storia cittadina: dall’autrice della prima guida del Tirolo al Nobel per la letteratura del 1932, fino al pittore Edward Compton Ma non manca una pagina nera, il suprematista sepolto a Maia Bassa


Jimmy Milanese


Merano. Con il primo febbraio di quest’anno il Regno Unito ha ufficialmente abbandonato l’Unione Europea. Paradossalmente, se oggi gli inglesi si sganciano dal continente europeo, proprio cent’anni fa Merano era testimone di quella che fu chiamata la “Silver Age” degli anglosassoni in città. In altre parole, se con lo scoppio della prima guerra mondiale molti cittadini anglosassoni ospitati in città erano stati costretti a rientrare in patria, con la fine delle ostilità Merano divenne una destinazione particolarmente apprezzata dai sudditi di sua maestà e da diversi ricchi industriali americani. Non solo inglesi e americani, ovviamente, ma anche scozzesi, irlandesi e gallesi, tra gli ospiti che si fermarono in città.

Un turismo, quello anglosassone, che non poteva competere con quello germanico o russo. Sono i dati a parlar chiaro. Ad esempio, nella stagione turistica 1911/1912, a fronte di oltre 26 mila turisti provenienti dall’area germanofona e 3300 dalla Russia erano in tutto 1000 i visitatori anglosassoni, equamente provenienti dagli Stati Uniti e dal Regno Unito.

Dame e autrici.

Destinazione, la nostra città, che gli inglesi avevano iniziato a conoscere per primi e ben prima della guerra. Basti pensare alla presenza in città delle Dame Inglesi, che già dal 1724 contribuirono a scolarizzare le bambine meranesi. L’ordine fu fondato nel Seicento dalla religiosa Mary Ward, autrice di una famosa citazione che rivoluzionò il rapporto delle donne con l’istruzione: «Quando compiamo degli errori ciò accade perché ci manca la verità e non perché siamo donne».

E fu proprio una donna, Miss Caroline Pemberton, alla fine del XIX secolo, l’autrice della prima guida del Tirolo in lingua inglese, dove molto spazio fu dato alla nostra città. Guida che si poteva trovare alla libreria Poetzelberger, assieme a una trentina di libri e una decina di riviste anglosassoni come The Times o l’Illustrated London News. Tra le altre, la rivista letteraria Anglo Continental – A Literary Magazine venne pubblicata proprio da Pemberton a Merano con la casa editrice Ellmenreich/Poetzelberger. Miss Pemberton fu un’animatrice della scena meranese, stabilitasi in via Leichter a Maia Alta.

Tra le sue amiche figurava anche Mary Howitt, oggi pressoché sconosciuta, ma che visse buona parte della sua vita a Merano, città dalla quale contribuì in modo eccezionale allo sviluppo della letteratura di genere in Inghilterra. A Howitt si deve anche una delle conquiste più importanti del movimento femminista britannico, la possibilità per una donna di mantenere il proprio patrimonio dopo il matrimonio.

Matrimoni di rilievo.

A dimostrazione del fatto che i visitatori della nostra città non erano semplici turisti, ma molto spesso decidevano di comprare o costruire casa nella zona di Maia Alta – quella che Mary Howitt definiva la “perfect fairy land” – il fatto che tale Rose Potts, ospite americana, proprio qui trovò marito. Nientemeno che Michael von Messing, importante medico di origini russe, in città una vera e propria autorità che contribuì a saldare il rapporto tra la comunità anglosassone e quella russa, offrendo consulti anche in lingua inglese.

La chiesa anglicana.

È la Meraner Zeitung a parlare, nell’aprile del 1917, di come gli inglesi a Merano “non si sentano forestieri per via della presenza di una chiesa evangelica”. Una chiesa nell’allora Rudolfstrasse, sciaguratamente abbattuta negli anni Sessanta, come un po’ tutto quello splendido angolo di città anglosassone. E nel 1925, proprio accanto alla chiesa anglicana inaugurata nel 1891, aprì addirittura una biblioteca inglese, mentre nel 1932 la comunità anglosassone festeggiò all’Hotel Meranerhof i duecento anni dalla nascita di George Washington.

Aristocratici e politici.

Rispetto ai visitatori di altre nazionalità, gli anglosassoni che decisero di acquistare una proprietà in città molto spesso provenivano da famiglie altolocate, piuttosto che nobili. Sono pochi gli aristocratici inglesi che visitarono la città, con un’illustre eccezione, il principe ereditario Alberto di Saxe-Coburg-Gotha, nipote della regina Vittoria, il quale a Merano morì nella clinica Martinsbrunn. Non molti i politici del regno che vissero a Merano, come Lord Pirbright, barone di Worms, uno dei primi ebrei nel Parlamento di Westminster e nipote del Rotschild che fondò l’omonima banca, nonché parente stretto di Rupert Loewenstein, storico manager dei Rolling Stones.

Cronache dal Kurhaus.

Sicuramente tra i più importanti ospiti anglofoni della nostra città ci fu Frederick Wolcott Stoddard. Scrittore e poeta, nel suo libro di viaggi “Tramps through Tyrol” pubblicato nel 1912 documentò minuziosamente le diatribe tra amministrazione comunale e cittadini contrari all’ampliamento del Kurhaus. Un nome legato a una famiglia di imprenditori scozzesi di Elderlie che rivestirono gli interni del Titanic e per l’incoronazione della regina Elisabetta del 2 giugno 1953 a Westminster furono incaricati di adornare l’intera chiesa.

Una pagina nera.

Sempre uno Stoddard, ma questa volta il famoso scrittore americano John L., visse a Merano, nell’omonima villa Stoddard ancora presente a Maia Alta. Tra le sue opere, dedicò un poema a Oswald von Wolkenstein, ma scrisse anche una guida della città oltre che, proprio dalla sua villa meranese, diversi articoli sulla supremazia della razza. Tanto che il figlio, Theodore Lothrop, divenne uno dei più influenti eugenisti americani, spesso citato da Adolf Hitler. Stoddard morì a Merano nel 1931, dove è sepolto, dopo essere stato nominato dal Papa cavaliere di san Giorgio per via della sua generosità nei confronti dei più poveri. La sua lapide, al cimitero di Maia Bassa, riporta la frase “affrettati lentamente”.

Scrittori, artisti e musicisti.

Un ospite illustre la nostra città lo ebbe in John Galsworthy, stabilitosi a Merano all’incirca dal 1920 e nel 1932 vincitore del premio Nobel per la letteratura. Autore della saga dei Forsyte, Galsworthy abitò, tra gli altri posti, anche a villa Rubein, contribuendo a organizzare incontri di gala tra l’élite della popolazione anglosassone in città.

Infine, altri due sono gli ospiti da ricordare, anche se ognuno degli oltre mille anglosassoni che per brevi o lunghi periodi hanno abitato qui nasconde una storia che meriterebbe di essere scoperta. Il primo è Edward Theodore Compton, pittore inglese dei paesaggi alpini per antonomasia, amato da Sir Winston Churchill, membro della Royal Academy e amico di Theodor Christomannos, altro meranese illustre e inventore del turismo di montagna. Sue alcune viste sulle passeggiate e sul Kurhaus, alcune delle quali possono essere ammirate presso la Wandelhalle, ma una di queste, per molto tempo presente nella sala da tè degli ospiti, nientemeno che al civico 10 di Downing Street.

Infine, a Merano costruì la propria casa anche Thomas Dunhill, compositore famoso per aver musicato alcune poesie di W.B. Yates. In città si stabilì a villa Thurnerhof a partire da marzo del 1920, dove nove anni dopo morì sua moglie. Fratello del fondatore dell’impero del tabacco Alfred Dunhill, Thomas ideò molte delle sue composizioni proprio nella nostra città, tra le quali un motivetto che ispirò la sigla di “Doctor Who”, la più longeva serie televisiva della storia.













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