Il segno di Henri Chenot nel “risveglio meranese” 

Il lutto. Daniela Zadra ricorda il ruolo di primo piano del guru del salutismo nell’arrivo dei vip «Qui garantiva riservatezza ai suoi ospiti: arrivavano anche da Francia, Russia ed Emirati Arabi»



Merano. «Merano deve molto a Henri Chenot: la sua notorietà ha avuto una ricaduta sull’intera città. Per noi è stato un validissimo ambasciatore turistico». Queste le parole d’esordio di Daniela Zadra, direttrice dell’Azienda di soggiorno, che intervistata ci lascia un ricordo del guru del salutismo morto l’altro giorno a Lugano, a 77 anni, che in riva al Passirio diede linfa a un rinnovato slancio del turismo d’élite.

Garanzia di tranquillità.

Tra le qualità tutte meranesi che gli ospiti apprezzavano di più e che Chenot poteva garantire loro grazie all’inserimento del Palace in un contesto con una lunga tradizione di città di cura, la riservatezza e la tranquillità del soggiorno. «A parte forse Maradona, al cui arrivo la gente si accalcava ovunque, gli ospiti potevano godersi la bellezza della città senza doversi nascondere dai curiosi. Apprezzavano in particolare la libertà che la “casa-Palace” poteva offrire loro», spiega Zadra. Ancora vicedirettrice dell’ente turistico aveva potuto conoscere Luciano Pavarotti in più occasioni proprio grazie al generoso ospite dei vip, quando il tenore di fama mondiale soggiornava in città per selezionare giovani talenti al Kursaal. Un rapporto nel segno del mecenatismo e della cultura proseguito poi con la moglie Nicoletta Mantovani, a Merano per il progetto Pavarotti Young Voices. Zadra ricorda anche il periodo di Chenot da presidente della Merano Maia, a stretto contatto con una diversa parte della comunità altoatesina che nel 1984 l’aveva accolto.

Nuovi mercati.

Da “dentro” l’Alto Adige è difficile capire la portata dell’interesse creato da Henri Chenot e dal Palace intorno a Merano. Perché la città di Chenot non richiamava le masse, né si spacciava per meta glam – proprio in virtù della riservatezza. «Richiamava un pubblico diverso, e non più soltanto dall’area germanofona. Chenot ha contribuito a diffondere la fama di Merano anche oltre i nostri mercati tradizionali: per le sue origini franco-catalane attirò visitatori dalla Francia, per la sua fama rispolverò il segmento dell’Est Europa, con ospiti dalla Russia, e arrivò a richiamare turisti anche dagli Emirati Arabi. Merano era già molto nota, ma lui portava i vip». Insomma, se nell’Ottocento questo fu il luogo di cura della nobiltà mitteleuropea e attraverso il Novecento crocevia dei letterati e degli artisti che segnarono il suo risveglio intellettuale, con Chenot la città del Passirio rimbalzò in testa alle mete di quel target cui sempre aveva teso.

Le condoglianze del Comune.

Con una nota interviene anche l’amministrazione comunale. «Henri Chenot, il guru del salutismo, cittadino francese ma di origini catalane – così il municipio – è stato uno dei principali artefici del rilancio turistico ed economico della città di Merano a partire dalla metà degli anni Ottanta. Riconoscente per questo suo importante contributo, l’amministrazione comunale meranese esprime alla famiglia Chenot le più profonde condoglianze».













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